La Forza nuova della fede antica – lettura
La Forza nuova della fede antica – I parte
di Ugo Maria Tassinari
Questo testo è tratto dal nuovo libro di U.M. Tassinari Naufraghi. Da Mussolini alla Mussolini: 60 anni di storia della destra radicale per la collana tutti i colori del nero delle edizioni immaginapoli, pp. 223-240 [g.d.m.].
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Forza nuova è fondata il 29 settembre 1997 da Fiore e Morsello, esuli a Londra. La prima uscita pubblica è un meeting a Cave, un centro alle porte di Roma, feudo elettorale di Caradonna. Lo organizza Francesco Pallottino, ex skin, leader della band Intolleranza. La data scelta, festa di san Michele Arcangelo, afferma la filiazione ideale dalla Guardia di Ferro rumena. Il gruppo si caratterizza per il forte richiamo al fascismo storico e al cattolicesimo integrale e aggrega il dissenso giovanile della Fiamma, frange di skinhead e nuclei autonomi.
Le ingenti risorse finanziarie dei leader, che hanno accumulato un patrimonio di milletrecento unità immobiliari a Londra (ovvero stanze, ci terrà a precisare Morsello quando la pressione mediatica sulle ricchezze personali da moltiplicatore di potenza rischia di trasformarsi in innesco di una “mazzata” giudiziaria)consentono un’aggressiva politica di espansione territoriale con l’apertura di decine di sedi. Per i primi mesi l’affitto lo paga il centro, poi o i camerati si rendono autosufficienti o si chiude. Nonostante il forte turnover, sono decine le sezioni attive in tutt’Italia. Meeting Point, la società di viaggi e servizi giovanili (scuole di lingua, agenzia immobiliare e di collocamento, gestione di concerti, catena di ristoranti e di distribuzione alimentare italiani) fondata nel 1986, fattura almeno trenta miliardi all’anno e serve circa seimila clienti.
I due leader si divertono a sostenere che la maggior fonte di proventi del gruppo è l’incasso delle querele vinte contro i giornalisti che li diffamano: in effetti Fiore è diventato latitante per la prima inchiesta sulla strage di Bologna (il 28 agosto 1980), ma alla fine dell’iter processuale risulta parte lesa (vittima di un depistaggio dei servizi segreti) e pochissimi se ne sono accorti. Un notevole peso nella costruzione del network è giocato dal rapporto con gli integralisti cattolici d’Oltremanica. Alla gestione diretta di due trust [1] è collegata una rete di charity shop (solo a Londra otto negozi), al tempo stesso strumenti di propaganda e di finanziamento. Il circuito di International third position si dirama tra Germania, Polonia, Romania, Galles, Inghilterra e Stati Uniti, ma è anche il referente italiano delle organizzazioni egemoni nell’estrema destra tedesca (NDP) e spagnola (Falange): Fiore sa spendere bene i rapporti internazionali per consolidare l’immagine del gruppo. Una forza interna all’ambiente, perché alle elezioni europee del 1999 i candidati – presentati nella Lista Cito, promossa dall’ex sindaco peronista di Taranto – ottengono poche centinaia di voti [2]. Il programma è fissato in otto punti essenziali:
1-Abrogazione delle leggi abortiste;
2-Famiglia e crescita demografica al centro della politica di rinascita nazionale;
3-Blocco dell’immigrazione e avvio di un umano rimpatrio;
4-Messa al bando di massoneria e sette segrete;
5-Sradicamento dell’usura e azzeramento del debito pubblico;
6-Ripristino del Concordato e difesa delle tradizioni;
7-Abrogazione delle leggi liberticide Mancino e Scelba;
8-Formazione di corporazioni per la difesa dei lavoratori e delle comunità nazionale.
La “ricostruzione nazionale” propugnata da Fiore ha il segno della restaurazione di una mitica società preborghese e precapitalistica. L’occasione per il lancio nazionale del gruppo è un convegno a Latina, nell’aprile 1998. Intervengono Piero Vassallo, presidente del movimento (in gioventù tra i Figli del sole e poi al fianco di Baget Bozzo nella battaglia anticonciliare), Agostino Sanfratello (fondatore di Alleanza cattolica e poi del Circolo Lepanto, animatore del Comitato di difesa per i detenuti politici), Sergio Gozzoli e Alessandro Ambrosini. L’arrivo di Fiore è bloccato dall’ordine di custodia per gli Hammerskin.
Forza nuova punta a occupare uno spazio di movimento a destra del Polo cercando, sul piano locale, contatti allargati su campagne concrete contro l’immigrazione, l’aborto, la criminalità ma al tempo stesso si sforza di tenere assieme due anime della destra, la conservatrice-tradizionalista e la sociale-antagonista. A sostegno della campagna condotta insieme alla Lega, alla Fiamma tricolore e al Fronte nazionale contro la legge sull’immigrazione, un giovane militante romano sale sull’obelisco di Axum, il 2 aprile 1999, per esporre uno striscione. Il leghista Borghezio si precipita a esprimere solidarietà. La seconda organizzazione politica fondata in Italia da un imprenditore si caratterizza per la tensione fattiva che ha già segnato l’impegno di Fiore in Terza Posizione: le campagne “compra italiano”, le colonie estive, i gruppi scout. Un punto di forza è il Veneto, grazie all’ingresso a Padova di Gioventù nazionale, transfughi della Fiamma [3], guidati dal leader degli ultrà Paolo Caratossidis, oggi coordinatore nazionale. In FN entrano numerosi skin: dal veronese Yari Chiavenato al vicentino Ambrosini. La capacità di attrarre militanti e interi gruppi umani in fuga da altre organizzazioni è una costante del movimento. FN può (e sa) spendere un’immagine facilmente attaccabile dal senso comune antifascista ma forte e rigorosa in un ambiente identitario fino alla paranoia e autofagico come quello della “fascisteria”. Per Morsello «il nostro antagonista non è Fini. Piuttosto Rauti, l’uomo dalla CIA. Le altre formazioni di estrema destra, la Fiamma e il Fronte nazionale, stanno perdendo consensi a nostro favore, perché sono guidate da uomini compromessi con i servizi segreti. Il passato mio e di Fiore è cristallino».
Forza Nuova rivendica il peso decisivo dei 1500 voti raccolti della sua coalizione (composta da fan dei Serenissimi, integralisti cattolici e leghisti intransigenti) per eleggere un sindaco di centrodestra a Padova. E proprio lì ottiene buoni risultati la lista universitaria in cui sono candidati anche rappresentanti di Azione giovani [4]. A Verona, nel marzo 1998, è organizzato un convegno sulla detenzione politica a cui partecipano diversi esponenti del Polo: Alfredo Biondi, Aldo Brandirali (ex leader maoista), Piero Buscaroli. Freda è presente in sala.
I leader rientrano in Italia nel 1999: Morsello per motivi di salute (morrà di tumore nel marzo 2001), è accolto all’aeroporto dai deputati di AN Storace, Alberto Simeone e Vincenzo Fragalà, dall’europarlamentare “azzurro” Ernesto Caccavale e dall’avvocato Taormina. Fiore deve aspettare che cada il provvedimento restrittivo per gli Hammerskin. Forza nuova è il primo gruppo dichiaratamente clerico-fascista [5]: «Ma noi non siamo pagani, né filonazisti – precisa Fiore – Semmai, cattolici tradizionalisti. E la nostra cultura di riferimento è classico-fascista». Quindi né esoterismo, né mitologia; Dumézil non interessa, Evola «può essere pericoloso», D’Annunzio evoca «la massoneria ed eccessive libertà sessuali».
In una delle ultime, Morsello, che sa di avere i giorni contati perché il cancro che ha combattuto con coraggio ha avuto il sopravvento, ammette la sterilità del «rifiuto del mondo contemporaneo», «la religio mortis che [ci] ha sempre portato a parteggiare per i vinti» e coglie l’occasione per riaffermare che la religione non è solo una questione “politica”: «Una certa destra ha commesso l’errore di abbracciare filosofie e religioni negative. La parte magica e neopagana del pensiero di Evola. Ma adesso nel nostro movimento è molto forte il cattolicesimo, anche se non è una conditio sine qua non per aderire a Forza nuova. (...) Io non posso scindere le due cose, la fede in Dio e l’obbedienza alla morale cattolica. Ma, detto questo, preferisco chi magari non crede ma rispetta nei fatti la legge di Dio piuttosto che un credente che vive in modo disordinato».
In un commosso “coccodrillo” pubblicato nel sito web, Fiore sottolineerà l’estrema testimonianza di fede, il suo grido finale: «Sono pronto, sono pronto» [6]. Cercando di far propria la lezione di Haider, il gruppo si erge a difesa delle identità religiose e culturali minacciate dall’invasione extracomunitaria come dal disegno omogeneizzante della globalizzazione, interpretato in chiave cospirazionista [7]. Il bersaglio politico è «l’allargamento di AN all’ala massonico-liberale di Segni e Taradash. Il partito di Fini che aveva già ceduto a Fiuggi e Verona sul fronte dell’Onore ancora non si era definitivamente compromesso sul fronte dei valori naturali, quali la lotta alla droga, all’aborto e alle ‘forme alternative di famiglia’. Oggi con il patto dell’elefantino, AN si schiera a favore della dissoluzione e dell’anarchia morale con i partiti di tradizione liberale, azionista e resistenziale, in una parola massonica».
Nel giugno 1999 una nota del sisde segnala un accordo con gli integralisti di Militia Christi, per promuovere iniziative contro l’aborto, la presenza di commercianti ebrei, l’american way of life [8]. I risultati elettorali nella primavera 2000 sono ancora deludenti: l’1% alla regione Basilicata [9] (con una lista civica), 2.5% al comune di Lodi (dove ha aderito in blocco l’intera sezione della Fiamma), 2% a Faenza, 4.3% a Castrate.
Il gruppo dà buona prova di sé nella campagna omofobica contro il Gay Pride 2000, vissuto come una profanazione della sacralità della Capitale della cristianità nell’anno giubilare. Il 1° luglio 600 forzanovisti sfilano in centro, tra saluti romani, croci celtiche e slogan razzisti contro immigrati e omosessuali. In serata segue la fiaccolata promossa dagli integralisti del Circolo Lepanto. Lo showdown finale, la contromanifestazione in contemporanea con la sfilata gay [10] è disdetta all’ultimo momento, in segno di lutto per la morte della figlia di Morsello, riconosciuto leader spirituale della comunità militante.r.fiore.jpg Il rapporto con gli ambienti clericali paga in termini di visibilità: Fiore il 23 agosto è invitato al meeting di Comunione e liberazione a discutere di “Aborto: il genocidio del XX secolo”. A Rimini annuncia la disponibilità a sostenere Berlusconi «se promuoverà un referendum contro l’aborto, se si impegnerà per una legge forte contro l’immigrazione». A ottobre un banchetto di solidarietà con il popolo palestinese nei pressi di piazza Venezia è assaltato da una squadra di venticinque giovani ebrei armati di bastoni e spranghe. Finiscono in ospedale quattro forzanovisti e due poliziotti che avevano cercato di calmare gli animi. Il presidente della comunità ebraica comunque difende questi «giovani al di fuori del nostro controllo che hanno reagito a una provocazione intollerabile». Pochi giorni prima si era verificata una precedente scaramuccia al Colosseo. A Viterbo una centralina dell’Enel e un’automobile saltano in aria in un attentato con bombole di gas contro il locale che ospita un convegno del movimento sulla globalizzazione. A rafforzare la sensazione di uno stato di assedio è la campagna mediatica contro Forza Nuova dopo che a Verona un professore di religione ebreo convertito denuncia un’inesistente aggressione antisemita da parte di naziskin.
Dopo l’arresto di Insabato per l’attentato al Manifesto, nel dicembre 2000, mentre la stampa criminalizza l’organizzazione per i suoi legami personali e di lavoro con i leader, il presidente del Lazio, Storace, in un’intervista rivendica l’antica amicizia: «Sì, andai ad accogliere Morsello all’aeroporto, quando tornò, malato, in Italia. È capitato anche al segretario di Rifondazione comunista Oliviero Diliberto [rectius: del pdci] di accogliere Silvia Baraldini, e lo ha fatto da ministro di Grazia e Giustizia. Solo che nel mio caso si trattò di un gesto di solidarietà umana. Quello di Diliberto fu, invece, solidarietà politica. Negli anni in cui ne avevamo venti per ciascuno, facevamo politica a destra. Era una stagione in cui chi faceva politica a destra veniva assassinato da quelli di sinistra».
“Massimino” lo ringrazia dalle colonne dell’Espresso e precisa i termini sulle “amicizie pericolose” di FN: «Finanziatori italiani non ce ne sono. L’imprenditore Tonino Molinari è solo un amico. Quereleremo chi dice il contrario. Abbiamo però un imprenditore ebreo che ci ha affidato centinaia di milioni da investire. Come ha fatto il Comitato che difendeva Franco Freda e altri detenuti politici».
La conferenza stampa indetta nella sede del movimento per ribadire l’estraneità di Insabato a FN, il 28 dicembre, ha un’antipatica anteprima. Il federale romano, Francesco Bianco, tira un cazzotto a Guido Ruotolo, ex-giornalista del Manifesto, da qualche mese alla Stampa. Bianco è amico dell’arrestato e lo ha incontrato la mattina dell’attentato: perché il – chiede provocatoriamente – può ospitare in redazione ex brigatisti (Geraldina Collotti e Francesco Piccioni), mentre i leader di Forza Nuova non possono dare lavoro a camerati ex detenuti (Insabato, ma anche Rosario Lasdica o Davide Petrini)? Il “quotidiano comunista” ha riesumato i suoi precedenti (una condanna come autista della rapina in cui perse la vita Anselmi) e subito qualche malintenzionato ha danneggiato la sua edicola. Fiore e Morsello difendono Insabato [11] «che non è un terrorista e non è di Forza nuova» ma come tanti camerati in difficoltà è stato aiutato con il lavoro.
La tendenza a conquistare visibilità mediatica attraverso una “militanza facinorosa” è costante, spesso tenuta sotto traccia, ma pronta a riaffermarsi con forza nelle fasi di difficoltà politica e di stanchezza organizzativa.
Nonostante la linea politica sia, per alcuni aspetti, “moderata”, rilanciando battaglie di “destra” capaci di coinvolgere settori di opinione e sociali ben più ampi dell’area dei simpatizzanti, fn riesce a tenersi dentro i militanti “duri e puri”, legati alla “puzza della strada” e allo scontro di piazza come essenza della milizia. Per alcuni anni si “parcheggiano” in FN gli ex di Movimento politico, legati alla personalità carismatica di Boccacci. Come spiega benissimo a un ‘giornalista borghese’ «quello con più muscoli e tatuaggi»: «Certo che ce l’abbiamo, il servizio d’ordine – racconta [Graziano] Cecchini – A me piace lo scontro cavalleresco, uno contro uno. Io rispetto chi ha pagato: quand’ero in AN, prima di Fiuggi, nel nostro circolo abbiamo invitato Franceschini. Ma quando vedo passare l’ex ministro Ronchi, sai che voglia».
E così ogni tanto ci scappa l’incidente giudiziario. Alcuni episodi [12] rinfocolano la campagna, successiva alla bomba al Manifesto, per la messa fuorilegge del gruppo.
Alle richieste forcaiole di Armando Cossutta che trovano un’ampia schiera di sostenitori (dalla segreteria nazionale della Cgil all’Udeur) si oppone, da sinistra, una voce autorevole, il presidente DS della Commissione Stragi, l’avvocato Giovanni Pellegrino, un gentiluomo di antico stampo, ma anche un politico lungimirante (e garantista): criminalizzare un gruppo è controproducente – spiega, memore della lezione di Ordine nuovo, Avanguardia nazionale e degli skin – perché si sbandano centinaia di militanti che rischiano di diventare, così, veramente pericolosi. Del resto, osserva polemicamente Fiore, a chiudere le sedi ci pensano in proprio gli “antifa” dell’ala antagonista, responsabili in un anno di venti attacchi (su quarantadue sezioni aperte in Italia). Proprio il giorno prima dell’arresto di Insabato, l’esponente DS si era recato a Palazzo Chigi per mettere in guardia il presidente del Consiglio Amato sull’imminenza di una “bomba di destra”: «Era facile prevedere quello che è accaduto: c’era stata una irruzione in una sede di Comunione e liberazione, un incendio in una sede di Forza nuova, gli scontri per Haider e poi la bomba del Duomo di matrice anarchico-insurrezionalista».
Di tono intimistico gli argomenti contro lo scioglimento usati da Fini, che pure non ha mai esitato, da Fiuggi in poi, a forzare, se non a provocare le rotture con le frange estremiste: «Chi come me ha vissuto gli anni di piombo non da spettatore, ma per strada, non potrà mai augurarsi che torni quel clima: l’angoscia, la paura, la sensazione di essere braccati, di vivere una guerra civile strisciante».
1. continua qui
NOTE
[1] Da queste fondazioni provengono metà dei fondi per la costruzione di un villaggio turistico in Spagna, Los Pedriches, a 40 chilometri da Valencia, che, seppur disegnato dalla paranoia dietrologica come nuovo castello dell’Anherbe (le ss esoteriche) rappresenta una buona dimostrazione dello stile di lavoro della coppia di imprenditori (politici) fascisti: da una parte fare affari e dall’altra irrobustire una rete comunitaria in cui la prefigurazione di una dimensione totalizzante dell’esistenza ha valenza al tempo stesso politica e culturale. I dirigenti dell’holding sono tutti quadri politici: da Francesco Pallottino, lo skin prosciolto nel processo per la rissa del Capranica e componente dei Londinium Spqr, a Maurizio Catena, leader degli Irriducibili della Lazio.
[2] I candidati sono sette: nel Nord Ovest i lombardi Sergio Gozzoli e Gianmario Invernizzo, nel Nord Est il padovano Paolo Mocavero e il bolognese Gianni Correggiari, nel Centro Marzio Gozzoli,trapiantato a Lucca, e il romano Graziano Cecchini (un quadro storico missino, reduce da un’esperienza rivoluzionaria nell’Iran khomeinista, che poi si allontanerà dal movimento per dare vita alla Fondazione Fratelli Mattei, da cui si distaccherà, in polemica con il presidente Gianfranco Mattei, in occasione del 32° anniversario di Primavalle, quando il sindaco Veltroni concede un locale comunale come sede: il suo intervento contro la logica della “pacificazione” suscita la reazione risentita dell’intransigentismo antifascista, con la Brigata Tanas che riempie i muri esterni di scritte minacciose: “Cecchini attento, ancora fischia il vento”), nel Sud il napoletano Antonello Torchia, un giovane consigliere provinciale eletto nelle liste di Forza Italia e che morrà prematuramente poco dopo.
[3] In numerosi casi i militanti della Fiamma entrano in blocco in fn: a Verona guida il “trasloco” il federale, l’avvocato Bussinello, in altre occasioni passano intere sezioni, da Pianura (quartiere della periferia occidentale di Napoli) a Osimo e Filottrano (con 60 militanti), nelle Marche.
[4] Per i buoni rapporti con fn a Padova Fini commissaria an, nel giugno 2000.
[5] L’unico precedente è la Cité catholique, l’organizzazione intransigente che faceva capo a monsignor Lefevbre alla fine degli anni ’50 e al cui interno un gruppo di ufficiali nazionalisti elabora la dottrina della “guerra non ortodossa”. Al gruppo lo scrittore integralista Alfredo Cattabiani dedicherà una relazione nel convegno del Parco dei Principi: «Un’esperienza controrivoluzionaria dei cattolici francesi».
[6] La questione attiene all’antropologia culturale piuttosto che alla religione. Un simile “atteggiamento eroico” di fronte alla morte sarà infatti testimoniato dal pagano Carlo Terracciano, anche lui ucciso prematuramente da un cancro, nel settembre 2005.
[7] Al convegno internazionale contro la massoneria organizzato da Forza nuova il 15 maggio 1999 a Milano «Logge, lobbies, sette; l’aggressione anticristiana e antinazionale della massoneria» il cartello dei relatori è robusto e variegato: l’editore Fabio De Fina, i professori universitari Vassallo e Sanfratello, l’antropologa Cecilia Gatto Trocchi (una accademica esperta dell’infiltrazione nelle sette, col metodo della “osservazione partecipata” ha studiato più di cento gruppuscoli esoterici), Paolo Possenti, vicepresidente della consulta etico-religiosa di Alleanza nazionale, padre Emmanuel du Chalard, della Fraternità san Pio X; il revisionista svizzero Jurgen Graf (rimosso dall’insegnamento); Massimo de Leonardis, dell’Università Cattolica; Josè Luis Jerez Riesco, dell’Università di Madrid, lo storico Paolo Taufer e il magistrato Carlo Alberto Agnoli, autori di numerosi libri sulla materia; Aldo Brandirali, presidente nazionale di Popolo e libertà, movimento politico emanazione di Comunione e liberazione, Igor Safarevic dell’Accademia russa delle scienze, matematico di fama mondiale.
[8] Manifestazioni di boicottaggio sono tenute a Roma contro Mc Donald, Blockbuster, Planet Hollywood, tre marchi fortissimi della dilagante colonizzazione culturale americana.
[9] Nonostante il successo degli happening organizzati a Matera con migliaia di spettatori da un candidato dal talento creativo, Girolamo Lacertosa, che ha inaugurato la tecnica dei comizi interattivi, con il pubblico che chiama l’oratore sul palco tramite cellulare, esibizioni canore, battute ironiche.
[10] In un’intervista al Corriere della Sera Graziano Cecchini, responsabile amministrativo di fn annuncia: «Se sabato i gay usciranno dal percorso stabilito dalla questura, se tenteranno di arrivare al Colosseo, li fermeremo con la forza. Leggo che oggi questa Imma Battaglia ha detto: “Saremo tantissimi, ai fascisti rompiamo il culo”. Le rispondo che il numero non conta. Conta credere».
[11] Insabato ha un lungo curriculum militante, con numerosi arresti, da un’accusa minorile di tentato omicidio all’inchiesta per il MSI Balduina (omicidio Rossi), da Terza posizione alla protesta antisraeliana allo stadio. è spesso presente alle manifestazioni e alle iniziative integraliste (dai picchetti antiaborto alla sfilata per Haider) ma è evidente una condizione di disagio per cui fa uso di psicofarmaci. Una naturale generosità d’animo si è accentuata nella maturità nonostante una vita agra (un matrimonio e alcune iniziative imprenditoriali fallite) e così dedica parte del suo tempo a soccorrere i barboni.
[12] Due dirigenti e alcuni simpatizzanti patavini sono arrestati nel quadro di un’indagine partita nel dicembre 1999. Il componente di una banda di rapinatori, prima di un “colpo”, ha telefonato in sede e a casa del segretario. Ma i giudici ben presto accertano l’irrilevanza penale dell’episodio e in pochi giorni rimettono fuori i due quadri neoforzisti. Per i due attentati del Movimento antisionista di fine novembre 2000 a Roma (contro il Museo della Resistenza a via Tasso, e contro un cinema che proietta un film su Eichmann) è indagato Giuliano Castellino, il leader degli ultrà giallorossi che fino a qualche mese prima ha militato nel gruppo: sarà prosciolto da ogni accusa. Il 1° dicembre 2000 c’è un arresto per detenzione di esplosivo a Padova, di un militante collegato ai rapinatori del giro di Forza nuova. Il 9 dicembre 2000 finiscono in carcere a Torino un attivista con numerosi precedenti per reati politici e un ultrà bianconero perché sorpresi ad appiccare un incendio dentro un portone in una zona semicentrale.
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La Forza nuova della fede antica – II parte
di Ugo Maria Tassinarieasy_london.jpg
Questo testo è tratto dal nuovo libro di U.M. Tassinari Naufraghi. Da Mussolini alla Mussolini: 60 anni di storia della destra radicale per la collana tutti i colori del nero delle edizioni immaginapoli, pp. 223-240. Qui la prima parte. [g.d.m.]
Il Viminale raschia il fondo del barile per giustificare il provvedimento. Il rapporto dell’Ucigos ipotizza l’esistenza di un livello occulto ma non va oltre il controllo dei movimenti finanziari (da cui non affiora nessun illecito penale) e quindi deve fare marcia indietro. Dell’accuratezza delle indagini testimonia l’enfasi riservata a un presunto abboccamento («per organizzare un addestramento militare in Scandinavia») con due ultrà potentini, indicati come «esponenti del disciolto gruppo di Ordine nuovo». Nel 1973 i due giovanotti avevano quattro e tre anni.
Rinfocola le polemiche Enzo Fragalà che diffonde in Commissione Stragi un dossier su Fiore e Morsello ispirato da un vecchio rapporto (1991) dell’Europarlamento su razzismo e xenofobia che li presenta «come agenti dei servizi segreti inglesi infiltrati nella destra radicale di quel paese per fermare il National Front, la formazione di destra estrema presente in Inghilterra. Fiore e Morsello hanno lavorato per conto dei servizi inglesi. Ecco perché sono riusciti a costituire un patrimonio di 1.300 appartamenti. Secondo l’Ucigos, però, i due sono pericolosi estremisti di destra. Quindi o la polizia italiana ha avuto dai servizi inglesi false notizie oppure si è scelto di occultare una falsa collocazione dei due ben sapendo dei legami di cui godono».
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Il presidente Pellegrino punzecchia il deputato di AN sul fatto che era membro del “comitato d’accoglienza” per il rientro in Italia di Morsello e poi rifiuta un’audizione dei due, per non «offrire tribune parlamentari a queste persone». Il dossier, firmato anche dall’altro commissario di AN, Alfredo Mantica, avanza il sospetto di stretti legami anche con apparati dell’ex patto di Varsavia. Ma come spiega Canu Forza Nuova non ha mai inciuciato con i ‘comunisti’ sia pure in versione ‘nazionale’: «Non accetta nemmeno i tentativi di dialogo con l’estrema sinistra anticapitalista e antiamericana messi in atto dal Fronte Nazionale, non ci piacciono le sue aperture verso l’Islam in funzione antimondialista e antisionista: siamo anticapitalisti, siamo antiamericani, siamo antisionisti e antimondialisti, ma comunismo e Islam sono pericoli mortali per l’Europa, culla della civiltà».
Il sostegno espresso alla Serbia, con tanto di missione a Belgrado in procinto di essere (intelligentemente) bombardata è condiviso dalla Lega ed è riconducibile a un approccio geopolitico, che esalta il ruolo delle potenze post-comuniste in chiave di contenimento antislamico: si spiega così l’aperto tifo per l’(impopolarissima) occupazione russa in Cecenia mentre Caratossidis organizza un “assalto” alla base di Aviano da cui partono i bombardieri usa, con la parola d’ordine «Smantellare la Nato, armare l’Europa».
A inficiare la credibilità della ricostruzione c’è un falso grossolano: i due latitanti italiani sarebbero stati arruolati dai servizi britannici in Libano dopo la strage di Bologna, paese in cui è accertato che non hanno mai messo piede. Come tutti i dossier che si rispettino, anche questo riprende pettegolezzi e maldicenze: «trattano con gli estremisti britannici e irlandesi per conto dei servizi di Londra al punto che riescono a boicottare l’entrata dei nazionalisti irlandesi nell’Internazionale di Terza posizione, favorendo in quel momento il Front britannico capeggiato da Griffin sorretto da solida fede religiosa protestante, evidentemente in contrapposizione con la fede cattolica dei nazionalisti d’Irlanda».
Le rivelazioni di Fragalà non convincono neanche Buontempo: «Forza nuova fa politica alla luce del sole e svolge un ruolo positivo riconducendo a un gioco democratico frange giovanili antagoniste. FN intercetta questo voto che altrimenti si disperderebbe. Fragalà ha il dovere di citare fonti e documenti, altrimenti si alimenta la riproposizione degli opposti estremisti. A’ Fragalà, ‘ste cose nun se sparano alla vigilia della campagna elettorale».
Contro i “wishinful thinking” dei leader il risultato delle urne è l’ennesimo tonfo, con percentuali omeopatiche (0.1% al Senato). Così Fiore spiega, nelle pagine del sito web, che la dimensione politica e la forza di attrazione restano quelle di «un movimento militante che non disdegnerà mai la politica di strada e di quartiere, la vita accanto al popolo, con particolare attenzione alle sue frange più vessate e sfruttate».
Il gruppo gestisce abilmente lo scontro frontale con l’estrema sinistra, che si autoalimenta in una spirale continua di sfide, interdetti e ritorsioni, assicurando un duplice risultato politico: da una parte offre visibilità nel barnum mediatico, ben felice di riesumare gli stereotipi degli anni ’70, dall’altra consolida l’identità militante e seleziona i quadri, forgiati nella durezza di una contrapposizione giocata spesso in condizioni di inferiorità numerica. Così si scelgono date simboliche per affermare il diritto a scendere in piazza, solleticando il riflesso condizionato dell’antifascismo militante. La prima sfida è lanciata, nel maggio 2000, proprio su una ferita sanguinante della sinistra, la Bologna appena conquistata dal Polo con Guazzaloca. Buona parte dei 600-700 camerati mobilitati sono veneti. Dopo il fronteggiamento tra i due presidi, il meeting internazionale (con comizi, concerti e birra a volontà) si svolge regolarmente a Granarolo, mentre i “compagni” sfogano la rabbia devastando l’arredo urbano in centro. Nel novembre 2000 il boicottaggio di un convegno della Trilateral scatena scontri durissimi con i centri sociali milanesi decisi a difendere il monopolio del mercato politico anti-globalizzazione. Tra gli episodi più clamorosi, nel 2001, vanno segnalati il 10 febbraio a Verona [1], il 25 aprile a Milano [2], il 30 giugno a Genova [3] (l’anniversario della rivolta antifascista del 1960), il 18 novembre a Roma [4]. Sfide rinnovate, nei mesi successivi, a Torino [5] (il 22 febbraio 2002, un appuntamento no global, la “giornata del disobbediente”) e a Trieste [6] (per il vertice italo-tedesco del 7 marzo 2002).
Regolarmente scattano i divieti per motivi di ordine pubblico e un buon ritorno pubblicitario gratuito, perché Forza Nuova si accredita come il gruppo che risolleva le bandiere lasciate cadere da Alleanza nazionale. Altrettanto evidente è il debito con la tradizione di Terza posizione, che costruì le sue fortune con l’ostinata battaglia per la riconquista degli spazi. Così, alla sistematica pressione no global per impedire l’apertura delle sedi si contrappone una campagna per chiudere i Centri sociali, rinominati beceramente “cessi sociali”. In qualche caso i sindaci di centrodestra impongono lo sgombero, tra il tripudio forzanovista.
Il primo processo per reati associativi finisce bene: nel novembre 2001, dopo quattro anni di inchiesta, bastano trentotto minuti di camera di consiglio per mandare assolti Caratossidis [7] e altri tre patavini accusati di violazione della legge Mancino. Un’altra inchiesta è incardinata a Verona, contro tre militanti e un consigliere circoscrizionale di an, mandato dal gip agli arresti domiciliari. L’aspetto originale è che «l’istigazione all’odio e alla discriminazione razziale» è contestata perché la parte offesa, skin antirazzisti, pur appartenendo allo stesso gruppo etnico, esprime idee di uguaglianza e tolleranza. Un’indagine per alcuni circoscritti episodi di violenza politica si trasforma in un “processo alle idee”. Un procedimento per ricostruzione del partito fascista è aperto anche a Castrovillari, con l’emissione di ventiquattro informazioni di garanzia. Grandissimo clamore suscita la rissa in diretta tv con l’islamista radicale Adel Smith nel gennaio 2003, in uno studio a Verona, che provoca l’arresto, in due ondate, di ventuno militanti, scarcerati in pochi giorni, perché cade l’aggravante della discriminazione religiosa. Fiore banalizza: una «vivace contestazione» è degenerata in qualche cazzotto «non per nostra responsabilità». La colpa, così, ricade sul braccio destro di Smith, Massimo Zucchi [8] che aveva sollevato uno sgabello per difendersi da un gruppo dieci volte superiore per numero.
Il leader di FN non solo rivendica l’azione contro Adel Smith, ma rilancia la battaglia in difesa di civiltà e religione cristiane con la costituzione di comitati civici sostenuti da parlamentari, docenti ed esponenti della società civile.
La dedizione e lo spirito di sacrificio con cui i militanti affrontano la repressione è un costo apprezzabile, ma ben accetto per gli evidenti ritorni in termini sia di rilancio esterno sia di tenuta interna. Nella stessa direzione vanno le proteste organizzate contro la proposta di Fini di concedere il voto amministrativo agli immigrati. L’attacco politico al partito “badogliano” si accompagna a un’iniziativa sociale, contro la presenza degli extracomunitari [9].
Fiore, ben temprato dalle drammatiche vicende degli anni ’70, è determinato nella difesa dei seguaci. Anche quando la solidarietà sembra difficile da giustificare (ma è lungimirante: l’inchiesta si sgonfierà, come tante altre, nel silenzio). è il caso di Salvatore Lezzi [10], leader storico dei senza lavoro napoletani e segretario provinciale di Forza Nuova, arrestato nel maggio 2003 insieme al boss della camorra “Peppe” Misso. Sono accusati con altri due disoccupati di estorsione: un giro di mazzette per l’inserimento nelle cooperative impegnate nella raccolta differenziata dei rifiuti. Un affare da 425 “posti”, capace di scatenare grandi appetiti (non solo economici) in una città come Napoli. Lezzi, 42 anni, è il classico capopopolo napoletano: fisico robusto, collo taurino, una vita trascorsa in strada, ad animare numerose “liste”.
Le sigle di “destra” hanno forti intrecci con quelle degli ex detenuti: è stato proprio Misso, a metà degli anni ’70, a dar vita al primo movimento di disoccupati di area neofascista [11]. La lettura dei giornali che ne ricostruiscono dettagliatamente la carriera [12] non dissuadono Fiore dal «sostenere la completa innocenza di Lezzi, vittima di un castello di menzogne che non trova nessun riscontro nella realtà dei fatti. Sono migliaia, infatti, i napoletani che hanno trovato lavoro tramite Lezzi e le sue liste, senza aver mai pagato nulla. [...] È in atto un tentativo di smantellare l’unica organizzazione sociale che in Italia sfugge al controllo dei partiti tradizionali e dei sindacati».
Dall’inverno 2003-2004 la vicenda politica di Forza nuova si intreccia con la nascita del cartello elettorale di Alternativa sociale, costruito intorno alla figura di Alessandra Mussolini, carismatica ma anche discussa nell’ambiente per le sue posizioni radicaleggianti su aborto e coppie di fatto.a_muss.jpg Il gruppo sarà comunque il più leale alleato della vulcanica nipote del Duce e quello che sembra aver assorbito meglio le consecutive batoste elettorali alle Regionali e alle Politiche con nessun eletto, potendo contare su una robusta base che si riconosce fideisticamente nell’organizzazione e nella leadership e perciò continua a mantenere una sua vivace impronta militante [13]. Quando, nel 2006, alla stretta finale dell’accordo con la Casa delle libertà, il diktat berlusconiano impone l’esclusione dell’“impresentabile” Fiore, cade qualche pezzo, come alcune sezioni dell’hinterland romano, ma il grosso si stringe intorno a un candidato di bandiera forte, il coordinatore nazionale Caratossidis, che incarna al meglio l’anima attivistica e lancia il suo “contratto” con camerati e ultrà. La scelta di inserire in lista anche vecchie cariatidi e personaggi dello spettacolo in disgrazia si rivela perdente. La provvisoria rottura con la Mussolini si consuma alle elezioni amministrative di maggio 2006: il risultato di Roma (dove FN si presenta insieme al Fronte nazionale) conferma che nelle urne conta di più un cognome forte solo di una buona visibilità mediatica e di grande capacità evocatrice che l’impegno e la determinazione di un gruppo militante. Con la ripresa della routine politica continuano gli episodi di “piccola violenza”: ma da Milano a Palermo i neoforzisti arrestati si difendono affermando di essere stati vittime di aggressione. E con il controverso riavvicinamento della Fiamma al centrodestra, Forza nuova, ormai affrancata dall’ingombrante immagine della Nipote (che alterna appelli all’unità del centrodestra e un sempre più intenso ritorno alla giovanile attività artistica) può rivendicare il primato dell’intransigenza in una fase in cui il controllo dell’“ambiente” appare l’unico obiettivo realistico dell’agenda politica. Salvo poi, appena si riapre una finestra di opportunità (l’annunciata scissione di AN funzionale al disegno di Fini di confluire nel partito unico del centrodestra) ridare vita a un cartello unitario (con Alessandra, il vecchio Rauti e i Volontari nazionali di Alberto Rossi) che dietro l’impegnativo nome di Patto d’azione per l’Italia vela l’ambizione di candidarsi come forza principale di quella che un tempo fu la destra extraparlamentare, e poi detta radicale, ma che certamente non è più nuova.
NOTE
[1] La questura vieta una manifestazione nazionale e fn abbozza.
[2] Per l’analoga manifestazione di Lucca (con presentazione di un libro su Pavolini) scattano 9 denunce per i militanti dei centri sociali.
[3] Il puntuale annuncio dei portuali, che minacciano uno sciopero generale contro la “provocazione fascista”, innesca il divieto di manifestare accettato a malincuore da fn.
[4] La manifestazione nazionale per l’Europa «una, grande e armata» si trasforma in un concerto in piazza, con leggeri tafferugli al termine, quando i militanti defluiscono verso piazza Venezia. Fiore per euforizzare le truppe, già abbondantemente “bevute” (i gestori di locali pubblici apprezzano l’alta propensione al consumo alcolico e la regolarità dei pagamenti) dà i numeri: «Siamo oltre il 2% e siamo migliaia in tutta Italia». La tecnica da manuale di marketing di enfatizzare le aspettative e i numeri sembra ispirato agli schemi berlusconiani. Per le “regionali” lucane del 2000 il Bollettino di fn dà la lista civica Farfalla-Nuovo progetto, promossa con un imprenditore radiofonico, in crescita dal 3 al 4%. A stento raggiungerà l’1%.
[5] Il proprietario dell’hotel ritira la disponibilità della sala dopo che una quindicina di “disobbedienti” del Centro sociale Gabrio hanno invaso l’albergo liberando un chilo di vermi.
[6] Il leader friuliano Fabio Bellani si lamenta: sono già venticinque le iniziative pubbliche vietate a Trieste.
[7] Nel marzo 2002 è condannato a 8 mesi per «violenza e minacce a un corpo amministrativo» per la contestazione in consiglio comunale due anni prima, in seguito agli incidenti tra autonomi e polizia in cui aveva perso la vita un pensionato.
[8] Massimo Zucchi, arrestato e poi prosciolto in un’inchiesta minore sulle Brigate rosse, romane diventa musulmano in carcere grazie al proselitismo di un compagno di cella neofascista. Per un periodo è responsabile dei Murabitun, un’organizzazione europea di convertiti in cui ha avuto un ruolo di rilievo Claudio Mutti.
[9] Numerosi gli episodi di tensione e le conseguenze giudiziarie in una campagna promossa, con scarso esito, per reclutare i superstiti militanti “duri e puri” di an. Il 13 ottobre un gruppo di skin, in prevalenza veneti, contesta il concerto della Compagnia dell’Anello organizzato dalla Destra sociale a Città di Castello. Il consigliere regionale umbro Andrea Lignani Marchesani è malmenato. Il 16 ottobre il coordinatore nazionale di an, La Russa, spalleggiato da altri deputati, deve fronteggiare una trentina di dimostranti, tra cui alcuni disoccupati napoletani, davanti alla sede di via della Scrofa, nel centro di Roma. Se la cava con qualche spintone. Tra i ventisei denunciati Fiore e Bianco. A Bra (cn) sono trentaquattro gli indagati per manifestazione non autorizzata (il 9 novembre 2003) dopo la contestazione al comizio di an per la caduta del muro di Berlino. Sul fronte anti-immigrati, a Ponte di Piave militanti di Forza nuova e skin si scontrano con i no global sull’esecuzione dello sfratto a una famiglia di immigrati algerini, occupanti abusivi di un alloggio, con volantinaggi e picchetti contrapposti. Ad Arzignano (vc) i forzanovisti organizzano ronde notturne contro la microcriminalità extracomunitaria nei weekend.
[10] Già nel maggio 1999, in occasione dell’omicidio D’Antona da parte delle Brigate rosse, Fiore aveva replicato con inusitata durezza a un’avventata dichiarazione di un parlamentare di AN: «poche ore dopo l’omicidio, il senatore Michele Florino, giá distintosi per avere auspicato la galera per Lezzi e Bonocore (i due leader dei disoccupati entrati a Forza Nuova) alcuni giorni fa ha dichiarato, tramite un comunicato ansa, quanto segue: «i possibili responsabili dell’omicidio vanno ricercati nell’ area dei gruppi che organizzano i disoccupati napoletani». La velenosissima accusa nei confronti di Forza nuova e disoccupati è caduta pochi minuti dopo quando le BR hanno annunciato con un documento attendibile la propria responsabilitá. Capiamo che, di fronte alle imminenti elezioni amministrative ed europee che si avvicinano pericolosamente tra sondaggi che penalizzano an a favore di Forza nuova, iscritti ed eletti in provincia e circoscrizioni che lasciano il partito di Fini per aderire al nostro Movimento, centinaia di disoccupati che ci sostengono, Florino e colleghi non vedano certo un futuro roseo. Ma a tutto c’è un limite. È perlomeno vergognoso che si tenti di speculare cinicamente su un omicidio appena compiuto per gettare discredito su un avversario politico. Il senatore Florino ha dimostrato di non avere alcun rispetto per la vittima degli assassini rossi, e di non conoscere nemmeno lontanamente i termini lealtà e onore».
[11] Il quartiere di Misso, la Sanità, ospita la sezione missina più “dura” di Napoli, la “Berta”, chiusa dopo che una ragazza è uccisa con il lancio di una molotov durante i festeggiamenti per la vittoria elettorale del PCI nel giugno 1975. L’accusa di aver fornito a Pippo Calò l’esplosivo per la strage di Natale gli segnerà l’esistenza. Perché il giorno dell’assoluzione in appello (a Firenze) i killer del clan rivale aspettano al varco i suoi attendenti (il “ministro delle finanze” Galeota e il “comandante” Pirozzi), presso la barriera autostradale di Caserta, passaggio obbligato per rientrare a Napoli. Le raffiche di mitra uccidono il primo e la signora Misso, il secondo è ferito. Quando a fine pena esce dal carcere è il boss incontrastato della Sanità (e secondo gli investigatori referente di un più ampio cartello).
[12] Il nome di Lezzi emerge nel 1998: promuove il cartello Forza Lavoro Disponibile, insieme a Peppe Sollazzo. La sua popolarità è appetita dal centrodestra: sarà eletto due volte consigliere di quartiere a Montecalvario, la prima con Forza Italia, la seconda con Alleanza nazionale. Nel 1999 è arrestato con alcuni capipopolo e un consigliere circoscrizionale per blocco stradale, violenza, minaccia. Un rapporto di polizia sottolinea i legami con la camorra e riporta alla luce un episodio dimenticato: una gambizzazione subita alla fine degli ani ’80. Lezzi intanto rompe con Sollazzo e dà vita a nuove liste. Ha trovato il tempo di entrare in Forza Nuova, litigarci, ripassare in an per tornare nel movimento (uscirà ancora dopo le elezioni europee del 2004).
[13] Nel novembre 2003 la pressione dell’estrema sinistra impone l’annullamento di una fiaccolata anti-immigrati a Rimini, a dicembre sono contestati un convegno a Benevento e l’apertura della sede di Arezzo (tra i dirigenti forzanovisti spicca il nome di Luciano Franci, il ferroviere assolto dall’accusa di aver collocato la bomba che ha provocato la strage del treno Italicus). Nell’aprile 2004 scattano le manette per quattordici militanti baresi accusati di associazione a delinquere per tre pestaggi (undici le vittime, giovani comunisti e del Centro sociale Coppola rossa di Adelfia), un’incursione antiabortista in una clinica, minacce al professor Luciano Canfora e al portavoce del Gay Pride. Un poliziotto (un dirigente sindacale già sotto processo per abusi su un ambulante) deve invece rispondere di rivelazione di segreto di ufficio e di favoreggiamento personale. Per alcuni gli arresti dureranno quattro mesi. Tra le intercettazioni usate dalla Procura spicca un sms spedito dal leader del gruppo, Sergio Pizzi, dopo un pestaggio particolarmente brutale: «Gli ho aperto il cerrone a Belfast, stavolta se l’è cavata con venti punti, la prossima lo ammazzo». Per Fiore, che subisce una perquisizione domiciliare alle 5 di mattina, anche in questo caso si tratta di un “attacco politico” e non c’è motivo di trattenere in carcere giovani incensurati per episodi commessi un anno prima. Un imputato, Paolo Loconsole, patteggia una condanna a 18 mesi. Nel giugno 2005, dopo la disfatta elettorale alle “regionali” un divieto di manifestare a Centocelle, motivato per un assalto contro la roccaforte “antagonista” Forte Prenestino e reiterato alla seconda convocazione, è l’occasione per un corteo non autorizzato che vede Fiore in prima fila e che si conclude con durissimi scontri. Nel novembre 2005 invece, dopo un comizio “unitario” a Roma scatta una denuncia della Digos per istigazione all’odio razziale, etnico e religioso contro Fiore e il leader della destra leghista Mario Borghezio.