Lettera aperta
Cari sindaci, quanta illegalità «doc» tollerate
Don Vinicio Albanesi
Ai sindaci di Roma, Torino, Bologna, Firenze. Gentilissimi Signori, uomini di sinistra, improvvisamente vi siete svegliati attivandovi perché le vostre città (città grandi) godessero di sicurezza. Vi siete accorti dei lavavetri, della micro e macro criminalità, dell’immigrazione clandestina, delle vendite abusive, della prostituzione e avete deciso di dire basta, invocando il rispetto delle regole. Gli abitanti delle vostre città hanno detto: finalmente, era ora. Non avendo altri strumenti avete invocato la legge penale, pensando di fare cosa giusta.
Il lato debole delle vostre recenti iniziative è il doppio passo che usate costantemente nei confronti dei cittadini che amministrate. Voi non invocate sempre legalità, ma sopportate molte illegalità sul vostro territorio, quando esse sono a beneficio degli abitanti «doc»: abusivismo nell”edilizia, nel commercio, nella pubblicità, nell’uso dei beni pubblici, nell’accoglienza etc. Non controllate, come dite, il vostro territorio, ma sopportate (e alimentate) una diffusa legale illegalità. Siete molto prudenti o assenti nei confronti dei ceti che contano: diventate severi se i livelli di illegalità «disturbano» l’equilibrio dell’illegalità nostrana.
Le vostre città vivono e prosperano con l’apporto degli stranieri, italiani e non. Siete stati assenti nel garantire il rispetto delle regole per gli studenti fuori sede, per gli immigrati lavoratori, per i turisti, per le prostitute di infimo bordo. Come sempre accade non avete iniziato dalla testa, ma dalla coda. Era più semplice sforbiciare gli estremi. Con le vostre iniziative vi ponete nell’antica tradizione della tutela dei benestanti: avrete consensi e il pensiero unico vi accompagnerà per le prossime amministrazioni.
Abbiate almeno il buon senso di non invocare giustizia, ma il diritto dei più a non essere disturbati. Così il prezzo della bottiglietta di acqua delle vostre città continuerà a salire nel prezzo; come il posto letto per lo studente fuori sede. Il costo dei parcheggi andrà alle stelle e le multe ingrasseranno le casse municipali. Gli immigrati lavoratori continueranno a vivere nelle stamberghe abbandonate e le prostitute povere avranno, finalmente, strade tutte loro. E se sono minorenni, pazienza. Non occorreva essere geni per capire che i grandi movimenti di popolazioni avrebbero trascinato anche irregolari e delinquenti: avete invocato il libero mercato, lamentandovi poi delle sue distorsioni. Non si tratta di ingenuità, ma di furbizia. Non è esattamente la politica sociale che sognavamo: ma ogni sogno invoca speranza e a questa continuiamo ad appellarci.
corsi e ricorsi
Misure razziste, come due secoli fa
Patrizio Gonnella *
«In Inghilterra le case di correzione vennero istituite per rinchiudere e confinare la schiera di persone “senza padrone” gettate sulla strada in seguito alla dissoluzione del sistema caritativo dei monasteri cattolici (...). Istituzioni simili furono fondate anche in altre parti d’Europa: la più famosa fu la Rasp House di Amsterdam, costituita (...) intorno al 1550 per confinarvi l’orda di vagabondi (...). Fu questo il periodo (...)della Mint di Bristol, un’enorme casa di lavoro fondata nel 1701 dai mercanti della città per confinarvi i poveri vagabondi, e delle proposte di John Locke per case di lavoro penali quale mezzo per ridurre il carico delle parrocchie nel mantenimento dei poveri non reclusi (...). Oltre a dare ai magistrati il potere di far fustigare o imprigionare mendicanti, attori girovaghi o giocatori d’azzardo, zingari, venditori ambulanti, e “tutti coloro che rifiutavano di lavorare per i salari usuali e comuni”, il Vagrancy Act li autorizzava a incarcerare i pazzi vagabondi e “tutte le persone che giravano qua e là e alloggiavano in birrerie, granai e case o all’aria aperta, senza poterne rendere conto” (...). Il parlamento autorizzò nel 1752 i magistrati a ricompensare le guardie per l’arresto di vagabondi (...). Secondo alcuni commentatori del provvedimento questo sforzo di trasformare in un affare le vessazioni contro i poveri aumentava il rigore dell’applicazione delle leggi (...). La magistratura introdusse anche la ruota a pedali. I detenuti salivano i gradini della ruota, facendola girare con i piedi mentre si reggevano a una sbarra per tenersi diritti (...). I giudici espressero per la ruota un entusiasmo senza limiti. Uno di loro osservò che essa costituiva “la punizione più tediosa, angosciosa e salutare che fosse mai stata escogitata dall’ingegno umano” (...). Nel loro entusiasmo, i magistrati non risparmiarono nessuno, costringendo alla ruota donne incinte, vagabondi storpi con gambe in cattivo stato e operai con l’ernia».
La ruota a pedali resta fortunatamente ancora solo un futuribile scenario di orizzonte. Ma, per tutto il resto, l’ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e il piano del governo contro vagabondi e prostitute sono ben sintetizzati dalla lunga citazione che precede. Tristemente, essa si ambienta a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. Il gioco estivo alla raccolta di consenso di amministratori fiorentini, romani, bolognesi getta a mare 250 anni di civiltà giuridica. Michael Ignatieff ne «Le origini del penitenziario. Sistema carcerario e rivoluzione industriale inglese 1750-1850», raccontava così la nascita del sistema della repressione agli albori del capitalismo. Il Corriere della Sera di ieri preannunciava il nuovo reato di «questua molesta» voluto dal ministro Amato. Ieri il ministro degli Interni rettificava sostenendo che c’è già la possibilità di punire i mendicanti con le norme attualmente presenti nel nostro codice penale che, ricordiamo, è del 1930. Forse però il ministro non ricorda che un legislatore meno preoccupato di inseguire i turbinii dell’opinione pubblica estiva aveva depenalizzato sin dal 1981 il reato di «esercizio abusivo di mestieri girovaghi» (tale è il mestiere dei lavavetri, così definito proprio dalla circolare fiorentina) e abrogato nel 1999 il reato di «mendicità». Lo aveva fatto un altro governo di centrosinistra.
Le misure proposte da sindaci e ministri dell’Unione contro mendicanti, lavavetri, prostitute sono misure indecenti. Ci fanno tornare velocemente e tragicamente indietro di due secoli e mezzo. Mettono sullo stesso piano criminali e poveri, sfruttati e sfruttatori. Ci fanno fare un passo culturale, giuridico, sociale e politico indietro nel passato carcerario violento e inumano di cui Ignatieff e Foucault hanno raccontato le origini. In Italia però in questi due secoli e mezzo ci sono stati Cesare Beccaria, il liberalismo penale, il codice Zanardelli, l’antifascismo, la Costituzione repubblicana. Solo la parentesi fascista con le leggi razziali aveva osato tanto. Le misure contro i vagabondi di oggi sono misure dirette contro gli immigrati, in particolare contro i nomadi. Per questo sono misure razziste.Siamo partiti da una inventata nuova emergenza – quella dei lavavetri – per poi arrivare a proporre modifiche in peggio delle norme sulla custodia cautelare e sulla sospensione condizionale della pena. Il centrosinistra rischia di diventare vittima di se stesso e della propria mania di inseguire la destra sulla sicurezza e l’ordine pubblico. I sindaci – autoproclamatisi governatori – si trasformano in novelli prefetti e questori. Un comandante di polizia municipale a Roma racconta orgoglioso alla stampa di avere raccolto in un autobus giovani prostitute da lui arrestate. Neanche fosse Serpico o l’ispettore Callaghan. Il tutto mentre a Roma il traffico impazzisce. Cari Veltroni, Domenici, Cofferati: se ci fossero nelle vostre (nostre) città meno macchine ai semafori, ci sarebbero anche meno lavavetri. * Presidente di Antigone
LAVAVETRI: GIUDICE FRANCIONE, DUBBI DI COSTITUZIONALITA’
(ANSA) – ROMA, 4 set – Una “pericolosa deriva giudiziaria che presenta questioni di costituzionalità”. E’ l’opinione del giudice Gennaro Francione, del Tribunale di Roma, sull’ordinanza del Comune di Firenze sul fenomeno dei lavavetri.
Francione, che in passato assolse quattro extracomunitari accusati di aver venduto cd contraffatti (“erano in stato di necessità”, scrisse il magistrato nella sentenza), spiega che “i dubbi di costituzionalità derivano dalla natura della stessa ordinanza: il pericolo è che le amministrazioni creano una norma penale, per un reato, quello commesso dai lavavetri, che è oblabile con una sanzione amministrativa”.
Per Francione “in futuro una pubblica amministrazione potrà emanare una ordinanza che prevede una fattispecie penale anche per chi non smaltisce la spazzatura secondo i criteri della diversificazione dei rifiuti o per un qualunque comportamento che violi un aspetto amministrativo”. Insomma l’ordinanza di Firenze, a giudizio del magistrato “rischia di diventare un ‘cavallo di Troia’ per altre situazioni e comportamenti come quello dei graffittari o per chi chiede l’elemosina”.
Ma a giudizio del giudice Francione c’é una seconda questione di costituzionalità: “L’ordinanza del comune di Firenze – spiega – creerà una disparità di trattamento e una disuguaglianza. Mi spiego: un lavavetri a Firenze sarà penalizzato, per esempio, rispetto ad un’altro che ‘lavora’ a Catania, o in un’altra città.
Il pericolo è quello di una ipertrofia giudiziaria – ha aggiunto Francione – di un eccesso di leggi in uno stato che diventa criminogeno.
Con un altro rischio: quello di perdere di vista, e parlo anche delle forze dell’ordine, le priorità, le vere emergenze da contrastare. I reati contro la persona, le rapine, le aggressioni. Ed invece si rischia di criminalizzare soltanto le fasce più estreme e indifese della popolazione”.(ANSA).
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Commento su EUGIUS
L’ordinanza del sindaco di Firenze che criminalizza i lavavetri presenta un’incostituzionalità a monte e una a valle.
A monte si crea una capacità illimitata di repressione penalistica della P. A. che potrebbe sanzionare penalmente qualunque violazione amministrativa creando in pratica sempre nuovi reati, il che quanto meno comprometterebbe la certezza del diritto. In questo modo ad es. anche il cittadino che parcheggi in dopia fila o non rispetti la raccolta differenziata dell’immondizia potrebbe essre sanzionato penalmente.
A valle si crea una disparità di trattamento tra lavavetri di
Firenze(incriminabili) e lavavetri non di Firenze non incriminabili(contra art. 2 e 3 della Cost.)
In ogni caso il meccanismo è perverso perché crea criminali(il lavavetri di Firenze diventa criminale) soprattutto nel senso che costoro, privati di queste attività per sfamarsi, saranno spinti a commettere delitti più gravi.