Deprecated: Function set_magic_quotes_runtime() is deprecated in /var/www/vhosts/zombi.indivia.net/htdocs/bologna/textpattern/lib/txplib_db.php on line 14
BO-LAND OF THE LIVING DEAD: Zona rossa a Bologna per il corteo anti cpt
Internazionale | Idiozie | Spazi | Preti | Bologna | News Digitali | Foto | Audio | MAPPA | Mail
BO-LAND OF THE LIVING DEAD

pubblicato il Mar 3, 09:58 AM
Zona rossa a Bologna per il corteo anti cpt

Zona rossa a Bologna per il corteo anti cpt
La questura avverte: un anno di carcere a chi supera lo sbarramento. I promotori: «Violeremo i confini imposti»
Cinzia Gubbini
Guai a chi, sabato pomeriggio, farà un passo oltre il civico 48-50 di via Mattei a Bologna. Chi contravviene, avverte la questura bolognese, rischia fino a un anno di carcere e un’ammenda. Tutti si aspettavano – per il corteo che sfilerà domani pomeriggio contro i centri di permanenza temporanea per migranti nella città retta dalla giunta Cofferati – una qualche prescrizione. Non foss’altro perché, da un anno a questa parte, organizzare una manifestazione a Bologna è complicato: ogni volta arriva qualche divieto. Stavolta, però, ci sono di mezzo i centri sociali. E la prescrizione della questura sembra voler disegnare una specie di «zona rossa». Al numero civico 60, cioè cento metri più in là del punto limite individuato dalla Digos, c’è l’ex caserma Chiarini, cioè il cpt bolognese. E’ lì davanti che i promotori della manifestazione volevano arrivare per contestare la detenzione amministrativa di chi un permesso di soggiorno non ce l’ha. Il centro sociale Tpo di Bologna, che ha lanciato l’iniziativa della manifestazione nazionale e ora definisce «grave» il niet della questura, non ha ancora deciso come rispondere: «Decideremo domani a piazza Maggiore insieme ai presenti», ha spiegato Domenico Mucignat. Ma l’indicazione di massima è «violare i confini», pure quelli del civico 48.
La questura, nel fax inviato ai promotori, spiega che il divieto è dovuto a due considerazioni: la prima è che tra i promotori ci sono «gruppi» che in altre occasioni «hanno posto in essere atti vandalici». Il riferimento è ovviamente allo smontaggio del cpt, risalente al 2002, e per il quale sono sotto processo una quarantina di persone. La seconda è che, in altre circostanze, manifestazioni davanti al centro hanno creato problemi all’interno. E’ vero: è successo che presidi – spesso partiti proprio per sostenere proteste in corso dentro al cpt – abbiano «agevolato» la fuga dei trattenuti (o «ospiti»). Ma il ministero dell’Interno ha già provveduto: il cpt di via Mattei è l’unico con le sbarre che fanno da tetto alle zone aperte. La commissione De Mistura, che ha ispezionato per conto del Viminale tutti i cpt italiani, le ha definite «opprimenti».
Al Tpo si crucciano per il divieto della questura, perché al momento non hanno voglia di lambiccarsi su come sfondare le zone rosse, e dicono che vorrebbero parlare, invece, «dei contenuti». In effetti la manifestazione di domani è, nei fatti, la prima nazionale sull’immigrazione da quando si è insediato il governo Prodi. Da allora, non si è più mossa una foglia. A Bologna lo sanno bene e, intanto, hanno scelto un titolo provocatorio: «Chiudere i cpt: se non ora quando?». Interrogativo stringente, soprattutto dopo una relazione ufficiale sullo stato della detenzione amministrativa in Italia (quella della Commissione De Mistura) che ne ha dimostrato l’inefficacia e l’inefficienza, imboccando però la strada dello «svuotamento». Indicazioni «inconsistente e contraddittorie», deuncia la piattaforma. Polemico il tono sul governo Prodi. Si contesta, ad esempio, il fatto che non siano state messe in discussione le politiche di esternalizzazione dei cpt. Né la riforma Ferrero-Amato scioglie il legame tra permesso di soggiorno e lavoro «garantendo così una continuità assoluta con il quadro stabilito dalla Bossi-Fini». Frase che non può andare giù al Prc. E infatti, alla manifestazione, non ha aderito alcuna Federazione, tranne quella dei Verdi della Provincia di Bologna. Una separazione netta tra chi sta al governo e chi sta nei movimenti che potrebbe anche essere salutare. Soprattutto se, come sembra, nelle varie assemblee che hanno preparato la manifestazione si sia ricominciato a ragionare su quali sono le rivendicazioni che, oggi, in Europa, è possibile costruire sulle migrazioni.