Vaticano/ Ratzinger chiede l’immunità a Bush come capo di stato in un processo per pedofilia
Mercoledí 17.08.2005 17:50
Mentre la GMG a Colonia entra nel vivo, qualche nuvole si addensa minacciosa sul capo di Papa Ratzinger: l’associazione radicale Anticlericale.net ha organizzato una conferenza stampa, presso la sede del Partito Radicale per fare il punto sullo stato del processo in corso negli Stati Uniti che vede coinvolto in prima persona Joseph Ratzinger.
Il Papa è imputato per fatti legati allo scandalo dei preti pedofili, che hanno avuto luogo quando ricopriva l’incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
In quanto “capo di stato in carica”, l’attuale Papa Benedetto XVI, ha avanzato richiesta formale d’immunità al Presidente degli Stati Uniti, che non ha ancora reso nota la sua decisione.
Alla conferenza stampa hanno partecipato l’avvocato David Shea, avvocato di Houston che ha denunciato in sede civile il cardinale Joseph Ratzinger davanti alla Corte distrettuale del sud del Texas per la copertura data ai membri del clero responsabili di abusi sessuali soprattutto su minori, Maurizio Turco, Segretario di Anticlericale.net (e-club radicale non violento) ed ex deputato, Daniele Capezzone, Segretario di Radicali Italiani, Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Rita Bernardini, Tesoriera di Radicali Italiani. A Maurizio Turco Affari ha chiesto che cosa sta succedendo.
Ecco l’intervista
Dal Texas giunge notizia dell’iscrizione di Papa Ratzinger nel registro degli indagati in un processo per pedofilia. Come sono andati i fatti?
“Questo è un caso in sede civile in cui è stato denunciato Ratzinger per una lettera del 2001 nella quale ribadiva il contenuto della Instructio de modo procedendi in causis sollicitationis del 1962… (documento inviato a tutti i vescovi e desecretato di recente, in cui il Vaticano ordinava che un minore qualora avesse dichiarato al suo vescovo di un abuso sessuale da parte di un sacerdote avrebbe dovuto giurare il segreto perpetuo, sotto eventuale pena di scomunica. Ed eventuali documenti comprovanti scandali di questo genere commessi da sacerdoti avrebbero dovuto essere tenuto in un archivio segreto, N.d.R.)
La Instructio è opera di Giovanni XXII, vero?
“Sì. Diciamo del Cardinale Ottaviani, per mettere le cose in chiaro, così come la lettera del 2001 (lettera confidenziale che l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, ribadiva il diritto della Chiesa non solo di rivendicare a sé la competenza giurisdizionale nei casi di abusi su minori da parte di esponenti religiosi, ma di svolgere le indagini e conservare le prove acquisite nel più assoluto segreto, fino al decorrere di dieci anni dal compimento della maggiore età della vittima. “Casi di questo tipo – conclude la lettera – sono soggetti al segreto pontificio”, N.d.R.) non è di Giovanni Paolo II, ma di Ratzinger. A detta di Daniel Shea, l’avvocato che oltretutto è teologo, ex seminarista, e che ha conoscenze interne alla struttura, ritiene che Ratzinger in quel momento abbia agito al di fuori dei poteri propri del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede per innalzare i tempi della prescrizione. In questo modo ha impedito alla giurisdizione americana di intervenire in sede penale: difatti, tutti questi processi sono in sede civile perché sono andati in prescrizione i tempi dell’azione penale, e questa lettera del 2001, in pieno caos americano, ha spostato avanti – da 16 a 18 di due anni – l’età in cui per la Chiesa Cattolica si diventa maggiorenni anche negli Stati Uniti, e prolungato i termini per la prescrizione da 5 a 10 anni, guadagnando vantaggio sui termini della prescrizione in uso negli States. Per questo Ratzinger è stato denunciato come “individuo”, non come Prefetto, ma come individuo per aver dato quelle disposizioni, e in quanto tale nel processo vi è rappresentato. C’è insomma un imputato che si chiama Joseph Ratzinger e che è presente davanti alla giustizia americana a titolo individuale”.
E quindi?
“Questa cosa non è stata contestata dal Vaticano, che ha solo dichiarato che avrebbe chiesto l’immunità diplomatica per il Papa in quanto Capo di Stato. Ma c’è da sottolineare che al momento in cui è stato commesso il reato Ratzinger non era capo di stato, c’è da sottolineare che è stato denunciato a titolo individuale, non come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e comunque il giudice ha accettato questo stop chiesto dagli avvocati di Ratzinger per la richiesta dell’immunità, ma chiedendo loro un “rapporto” mensile sull’avanzamento dei lavori. Nel senso che l’immunità al capo di stato in America può essere concessa solo dal Presidente. E’ Bush che deve dire al magistrato: ‘Fermi tutti, il signor Ratzinger gode dell’immunità in quanto Capo di Stato’. Già per due volte – sono passati circa 75 giorni – Bush non ha risposto a questa richiesta. A fine Agosto ci sarà un’altra udienza nella quale gli avvocati di Ratzinger dovranno presentare il terzo rapporto mensile, e in quella sede l’avvocato Shea chiederà che si proceda comunque, visto che la pendenza del parere di Bush non è indispensabile, si può comunque procedere”.
Dunque si è fermi a livello procedurale?
“E’ tutta una questione aperta, ma il dato di fatto è che nel silenzio, da sei mesi, Ratzinger si trova iscritto come, diciamo così, imputato in un processo civile negli Stati Uniti”.
Se il Papa dovesse essere condannato, che cosa accadrebbe?
“E’ un processo civile, non è penale.”
DI PINO CORRIAS
Chi meglio di un “pastore tedesco” a far da guardia ai segreti della pedofilia nella chiesa?
Papa Ratzinger, i pedofili e quelle “dimenticanze” dei giornali italiani.
Migliaia di pagine scritte su Papa Ratzinger.
Entusiasmo a scansione quotidiana.
La prima passeggiata. La prima messa.
La prima udienza.
La prima decisione.
Neppure una riga sulle ultime righe di una lettera scritta nel 2001 da Ratzinger cardinale, nonché prefetto della Congregazione per la fede, ex Sant’Uffìzio, dove si ordinava ai vescovi di tutto il mondo, pena la scomunica, il segreto da opporre alle inchieste giudiziarie sui preti pedofili. Investigare in silenzio. Archiviare. Secretare.
La storia venne rivelata dai giornali di tutto il mondo. Il Vaticano cercava di arginare l’inchiesta sul potentissimo Maciel Degollado, messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, accusato di pedofilia dai suoi ex allievi. Il processo si era aperto in Texas nel 1997. Pubblici persino alcuni stralci di testimonianze, come quella di padre Juan, ex seminarista di Degollado: «Quante volte mi svegliava nel cuore della notte e abusava della mia innocenza. Notti di paura, notti di assoluto terrore».
Ratzinger scrisse (con perfetto rigore) che «casi del genere sono soggetti al segreto pontificio». Scrisse che si sarebbe dovuta aspettare la maggiore età delle vittime e poi altri 10 anni prima di rivelare le accuse. Raccomandava cautela. Minacciava scomuniche. Secondo l’avvocato texano Daniel Shea, si trattava di indicazioni così perentorie da costituire un «intralcio alla giustizia», reato che la legge americana considera assai grave.
L’intera storia, non ancora conclusa e lentissima negli sviluppi, è tornata a galla in questi giorni sui giornali britannici. Accresciuta in ragione degli eventi e dei protagonisti. Ratzinger è diventato Papa. I Legionari di Cristo hanno moltiplicato il loro potere insidiando persino quello dell’Opus Dei.
La pedofilia dentro la Chiesa è un problema rimosso. Il danno si perpetua. Eppure sui devoti fogli italiani nulla di nulla (a eccezione dell’Unità). Nonostante lo spazio, e l’attenzione per certi versi maniacale. Come valesse davvero per tutti: investigare in silenzio, archiviare, secretare.
Dagospia è l’unico mezzo di informazione in Italia a riprendere le notizie che già da alcuni giorni i giornali inglesi stanno scovando per parlare non solo della luci, ma anche delle ombre che si profilano sul nuovo papato di Joseph Ratzinger. Non sono i soliti tabloid a strillare allo scandalo ma a scendere in campo sono gli autorevoli Observer (Guardian) e Indipendent. Questa la notizia: si accusa l’ex Cardinale Joseph Ratzinger, per anni alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede di aver garantito la protezione al padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, accusato di molestie sessuali e pedofilia nei confronti di ex appartenenti all’ordine.
Della questione si parla in una lettera di Ratzinger inviata a tutti i vescovi cattolici nel maggio del 2001, che Dagospia riporta e che vi riproponiamo. Tra le altre cose, nella missiva, il cardinale Ratzinger, dava ordine che la Chiesa investigasse in segreto sulle accuse di abusi sessuali su minori, tenendo i risultati delle inchieste segreti per dieci anni dopo il compimento della maggiore età da parte della vittima. Le accuse, secondo quanto riferiscono i giornali inglesi, sono a tutt’oggi portate avanti da tre professori, un insegnante, un avvocato, un ingegnere, e un prete.
Tutti ex appartenenti all’ordine fondato da Marcial Maciel Degollado, i quali accusano il religioso di molestie avvenute negli anni ‘40, ‘50, ‘60. Da una lettera di uno di loro, padre Juan Vaca, allo stesso Maciel Degollado inviata al Vaticano nel 1997 è iniziata l’inchiesta. Un’inchiesta che però è rimasta al palo. “La lettera di padre Vaca – scrive Dagospia – giunse nella mani di Ratzinger dal vescovo di New York, John R. McCann, e il suo contenuto – alcuni stralci del quale sono stati pubblicati dall’”Independent” – lascia pochi dubbi:
«Tutto quello che ha fatto contraddice la Chiesa e l’ordine. Quante innumerevoli volte mi ha svegliato nel cuore della notte, abusando della mia innocenza. Notti di paura, così tante notti di assoluto terrore: tante notti di sonno perduto, che la mia stessa salute psicologica è stata messa in pericolo…”»
Quattro anni dopo la denuncia del 1997 arriva la lettera di Ratzinger di cui abbiamo detto. Essa, oltre alla firma dell’attuale Papa, porta anche quella dell’arcivescovo Tarcisio Bertone, che in un’intervista di due anni fa riportata dall’”Observer” diceva: «Secondo la mia opinione, la richiesta che un vescovo sia obbligato a contattare la polizia per denunciare un prete che commette atti di pedofilia non è fondata…».
La lettera fa ora parte dei documenti in possesso di una corte texana dove l’avvocato di due presunte vittime di abusi da parte di un prete, ha depositato le accuse contro una chiesa del luogo e lo stesso Ratzinger, sostenendo la tesi che l’allora cardinale si sia reso colpevole di ostruzione alla giustizia.
«L’avvocato è Daniel Shea, noto alle cronache – aggiunge Dagospia – per aver scoperto negli archivi vaticani, due anni fa (in pieno scandalo preti pedofili in America), un documento in latino risalente al 1962, con tanto di sigillo di Papa Giovanni XXIII, che fu spedito a tutti i vescovi del mondo per istruirli a tenere ben nascosti i casi di violenza sessuale all’interno della Chiesa». Della questione riportata a galla in questi giorni dai giornali inglesi se ne è occupato approfonditamente anche Sandro Magister qualche anno fa in un articolo molto documentato.
Sentito da Radio Radicale il deputato dei Ds Franco Grillini ha ricordato come negli Usa il fenomeno della pedofilia nell’ambito della Chiesa Cattolica ha assunto proporzioni gigantesche, e «lì l’intero gettito dei fedeli viene usato per risarcire le vittime degli stupri». Le inchieste riguardano «decine e decine di prelati in particolare di Boston, coperti dal cardinale Bernard Law, ex arcivescovo di Boston che è stato poi rimosso e che adesso è arciprete a Roma a S. Maria Maggiore».
Grillini ribadisce che il problema con la gerarchia cattolica sta nella sua «reticenza ad ammettere la situazione», che si colloca in un contesto «di censura, di un atteggiamento omertoso, di copertura». Il deputato dei Ds ha poi ricordato di aver chiesto in Commissione Giustizia l’istituzione di una commissione paritetica governo-vaticano, per studiare il problema.
Maurizio Turco, già presidente degli europarlamentari radicali e attualmente segretario dell’Associazione Anticlericale.net ricorda che il problema della pedofilia nell’ambito delle strutture vaticane è «un problema che deve essere affrontato e risolto in sede giudiziaria» e che questi atti di pedofilia sono «fatti che riguardano la giustizia degli uomini».
Con le iniziative della Curia volte a coprire e a secretare gli episodi denunciati di fatto si realizza che «un gruppo di persone per delle motivazioni che a noi riguardano poco ha sottratto dei criminali alla giustizia». Il problema di fatto chiama in causa un altro importante tema: quello della extraterritorialità del Vaticano.
A portare alla luce questo aspetto della realtà del Vaticano recentemente è stato il Cardinale Sodano il quale in un incontro con il segretario di Stato Usa Condoleeza Rice ha invocato un intervento del Governo americano sulla causa per pedofilia in discussione davanti alla Corte di Louisville, in Kentucky, nella quale il Vaticano è chiamato a rispondere economicamente per gli abusi compiuti sui minori commessi nell’ambito della Diocesi locale.
Il direttore della Sala Stampa Vaticana, Joacquim Navarro Valls ha motivato la richiesta ricordando che la Santa Sede in qualità di Stato sovrano ha tutto il diritto di chiedere l’immunità come previsto dalla legge internazionale.
Sandro Magister, ancora dai microfoni di Radio Radicale, spiega come il testo di Ratzinger del 2001 sia da interpretare con attenzione, in quanto si riferisce in senso generale ad una casistica di delitti contro la dottrina cattolica. L’inviato dell’Espresso illustra inoltre alcuni dettagli dell’inchiesta della Congregazione della Dottrina della Fede su Marcial Maciel Degollado fatta partire dallo stesso Ratzinger nel 2004, con grande ritardo rispetto alla denuncia che fu resa nel 1998.