Il Venezuela produrrà il suo Linux-PC
di Luca Annunziata
lunedì 18 giugno 2007
Roma – Dopo Dell e Taiwan, ora anche il Venezuela ha la sua linea di PC con sistema operativo Linux. Lo ha annunciato il presidente Hugo Chavez, fornendo anche informazioni interessanti su allestimenti, prezzi e obiettivi dell’iniziativa.
Saranno quattro i modelli che inizialmente comporranno l’offerta di Bolivarian Computers (un nome di certo non casuale): tre i modelli desktop, equipaggiati con processori Intel Pentium IV da 1.5 a 3GHz, e un notebook che monterà una CPU Intel Core 2 Duo da 2GHz. I prezzi partiranno da circa 860 bolivar (298 euro circa) per il modello più economico, fino ad arrivare a 3mila bolivar (circa 1000 euro) per i modelli più accessoriati.
“Il prezzo di prodotti analoghi di altri marchi è di 930 dollari statunitensi, e il prezzo del nostro computer è di 690: circa il 40% in meno” ha spiegato il presidente Chavez: “Ma in aggiunta viene fornito con software open source e con tre anni di garanzia, contro il solo anno offerto dagli altri”.
Ma se in rete molti applaudono la scelta di Linux come sistema operativo, non tutti sono d’accordo sulle considerazioni di Chavez a proposito del prezzo. E qualcuno addirittura sospetta che la partnership con società cinesi che ha portato a questo annuncio nasconda in realtà uno “scambio di favori” non dichiarato.
Sia come sia, i PC Linux avanzano nel paese: la fabbrica che produrrà i computer è sorta nella penisola di Paraguana, nel distretto di Falcon. Costata 17 miliardi di bolivar (circa 6 milioni di euro) dovrebbe essere in grado di sfornare per quest’anno oltre 80mila unità, 100mila nel 2008 e 150mila tra PC e notebook/annui entro il 2009.
Lo scopo è quello di fornire una spinta alla crescita e alla diversificazione dell’industria venezuelana: accanto alle linee di produzione, il governo ha realizzato anche una serie di centri per ricerca e sviluppo. L’auspicio è di poter in breve tempo realizzare localmente buona parte dei componenti, abbattendo ulteriormente i costi delle macchine.
Il primo lotto dei PC sfornati verrà donato agli enti pubblici e agli studenti coinvolti in un progetto educativo sperimentale. La rete di distribuzione commerciale non è ancora del tutto a punto, e verrà completata appoggiandosi ai piccoli commercianti locali. Le autorità non nascondono l’aspirazione di riuscire ad esportare le proprie macchine (e magari anche Linux) in tutti i paesi sudamericani.
Luca Annunziata