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BO-LAND OF THE LIVING DEAD: La lotta delle Sorelle Musulmane
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BO-LAND OF THE LIVING DEAD

pubblicato il Aug 16, 10:38 AM
La lotta delle Sorelle Musulmane

In Giordania combattono la legge che ‘perdona’ i padri-omicidi delle figlie incinte. In Yemen sfidano la sharia girando senza velo. In Egitto finiscono in carcere perche’ scrivono contro la mutilazione genitale delle donne. ‘Sono forti e arrabbiate come noi negli anni Settanta’, assicura Emma Bonino. Nome per nome, ‘Sette’ ha disegnato la mappa delle piu’ agguerrite.

LA LOTTA DELLE ‘SORELLE’ MUSULMANE
TREMATE, TREMATE, LE FEMMINISTE SONO ARRIVATE. IN ISLAM
(Articolo apparso sul”Corriere/Sette del 19 giugno)

di IMMA VITELLI

Che cos’e’ l’onore? Abeer Allam, giornalista egiziano, si ricorda ancora oggi di come glielo spiego’ un professore di biologia al liceo: disegnando sulla lavagna una vagina. E’ li’ che risiede, nel mondo musulmano, il confine tra rispetto e vergogna, ed e’ a partire da li’ che un variegato e variopinto movimento di femministe musulmane combatte la madre di tutte le battaglie: ‘Il corpo e’ mio e lo gestisco io’.

Ricordate?

Qui non bruciano reggiseno in piazza ’ le arresterebbero buttando la chiave della cella ’ ma combattono nei tribunali, attraverso le organizzazioni non governative, nei villaggi e ovunque sia consentito. La determinazione e’ la stessa delle sorelle occidentali degli anni ‘70, ma loro lottano in un mondo, quello islamico, in cui il sesso e’ tabu’.

Non mancano piccoli segnali di speranza. Chi l’avrebbe detto, per esempio, che al Cairo sarebbero andati in scena I monologhi della vagina, commedia che ha fatto furore a New York e nelle capitali europee con il suo crudo linguaggio sessuale? Certo, la messa in scena dell’opera di Eve Ensler in un vero teatro, i censori della grande moschea di Al Azhar non l’avrebbero permessa mai. E’ l’unico giornale a parlarne e’ stato il settimanale in inglese Cairo Times. Ma la performance scritta alla drammaturga e femminista americana, recita nei locali dell’Associazione per lo sviluppo delle donne, ha comunque aperto una breccia. Ha dimostrato che alle vagine disegnate sulle lavagne da insegnanti retrogradi si puo’ contrapporre un messaggio diverso e ha dato coraggio alle egiziane. Imam Bibars, leader dell’associazione, alla fine era commossa: ‘Anch’io scrivo monologhi, ma prima d’oggi non ho mai avuto il coraggio di recitarli in pubblico. Li leggevo alle mie amiche, che ascoltavano schifate. Eve ci ha fatto pensare ai nostri tabu’. All’improvviso, anche all’interno dell’associazione, ci siamo rese conto che del nostro corpo si pu’ parlare, senza vergogna’.

Non ’ solo un monologo: e’ un coro che da’ voce a un mondo in fermento. A un’attenta osservatrice del mondo arabo come Emma Bonino la situazione ricorda le battaglie femministe sul divorzio e sull’aborto. ‘Anche le donne musulmane, come noi negli anni ‘70, hanno messo al centro della loro lotta di liberazione lo stato personale’, spiega la parlamentare europea. Al Cairo, dove vive da un anno e mezzo, ne ha conosciute molte. ‘A eccezione delle turche e delle tunisine, tutte le altre, per diverse tra loro ’ c’e’ chi porta il velo e chi no, chi e’ piu’ femminista e chi e’ piu’ emancipazionista ’ sono pero’ accomunate dall’oppressione legale e paralegale per tutto cio’ che riguarda la sfera personale’.

La battaglia di queste donne ha un filo comune, ma obiettivi diversi a seconda dei Paesi. in Giordania, un gruppo di avvocatesse capeggiate da Asma Khader si batte per fare approvare una legge contro i delitti d’onore. Khader snocciola storie di ragazze incinte strangolate dal padre, di adolescenti lapidate dai fratelli perche’ qualcuno le ha viste al ristorante con un uomo, ‘e l’autopsia che prova la loro verginita’ arriva sempre troppo tardi’. Cos’ muoiono almeno 25 donne all’anno in Giordania, e centinaia in Libano, Siria, Yemen, Iraq, Egitto e nei territori dell’Autorita’ palestinese. L’obiettivo di Khader e del suo studio legale e’ l’odiato articolo 340 del codice penale, che concede le circostanze attenuanti a un padre che uccide la figlia per aver fatto sesso prima delle nozze. Risultato: si puo’ essere fuori dal carcere in sei mesi. ‘Ricordo la prima donna che mi chiese aiuto venti anni fa’, racconta la Khader. ‘Voleva lasciare il marito perch? aveva ucciso la figlia adolescente incinta. Io feci spallucce. Lei insistette. Mi disse: ‘Non capisci, ’ stato lui a metterla incinta’’.

Con simili problemi si confronta quotidianamente Amal Basha, una delle dodici donne che a Sanaa, in Yemen, gira senza velo. Se c’e’ nel mondo arabo una femminista vera, nell’accezione occidentale del termine, questa e’ Amal. E’ stata alla tv Al Jazeera a parlare delle recenti elezioni nel suo Paese. Indossava un vestito rosso e una collana di perle. E ripeteva le stesse cose che diceva gi’ a Chicago, citta’ dove ha studiato: ‘La battaglia femminista in Yemen e’ una battaglia per i diritti umani, e questo e’ un problema perche’ sono considerati concetti occidentali e quindi demonizzati’. Come se la cava allora? Aggirando l’ostacolo: ‘Cerchiamo di non entrare in conflitto con le autorita’, possono farci tacere in ogni momento’. Paradossalmente, cio’ significa invocare, in una societa’ dove vige la saaria, la legge islamica, che si segua alla lettera il Corano. ‘Se si facesse cosi’, nessuno verrebbe punito per adulterio. Ci vogliono quattro testimoni per condannare qualcuno per adulterio. E devono aver visto tutto e raccontare la stessa storia. Purtroppo in nostri tribunali condannano per molto meno’. Ma Amal non si da’ per vinta e di recente ha avuto una grande soddisfazione: la nomina a ministro per i Diritti umani di una sua amica, Amat Aleem Ali Alsoswa, prima donna nella storia dello Yemen ad andare al governo.

Molto influente nel suo Paese, e’ anche la piu’ nota femminista pachistana, Asma Jahangir, capo della Commissione per i diritti umani di Latore. La rivista Time l’ha inclusa nella ‘top 10’ dei personaggi asiatici dell’anno ma lei non ha tempo per farsi incensare: e’ troppo occupata a ricevere donne che sfuggono mariti crudeli e a difendere le ragazze prima stuprate in gruppo, poi grottescamente accusate di adulterio.

Chi invece sembra aver gettato la spugna e trascorre sempre piu’ tempo negli Stati Uniti, e’ uno dei nomi storici del femminismo mediorientale: la scrittrice egiziana Nawal Saadawi. Non si pu’ biasimarla. Dopo essere stata imprigionata dal regime di Anwar Sadat per le sue battaglie contro la mutilazione genitale femminile, Saadawi ’ dovuta ritornare in tribunale tre anni fa per difendersi dall’accusa di eresia e di aver infangato il nome del profeta Maometto. ‘Avevo solo denunciato la misoginia della nostra societa’, si difende l’autrice di Donne e sesso.

Aveva anche scritto che nel Corano non c’e’ traccia dell’obbligo del velo e ‘che il pellegrinaggio alla Mecca e’ un retaggio del paganesimo’.

Dichiarazione che gli sceicchi non hanno digerito. Ma che hanno dato coraggio alle tantissime attiviste egiziane che si battono contro la circoncisione femminile. Sull’argo’mento Emma Bonino, assieme a otto Ong (tra cui ‘Non c’e’ Pace Senza Giustizia’ e cAidos’), ha organizzato dal 21 al 23 giugno una conferenza internazionale per promuovere leggi che la proibiscano. Ci saranno attiviste provenienti da quasi tutti i 28 si africani in cui e’ praticata. Ci sara’ Suzanne Mubarak, moglie del presidente egiziano, e ci dovrebbero essere, soprattutto, il Grande sceicco di Azhar, Mohammed Sayed Tantawi, massima autorit’ religiosa del mondo sannita, e il patriarca Shenouda, la guida della Chiesa cristiana ortodossa egiziana. Da Tantawi la Bonino si aspetta un messaggio che faccia da spartiacque: ‘Che dica chiaro e tondo che fa male alla salute e che non e’ una pratica islamica’, auspica l’esponente radicale.

Marie Assad se ne occupa da almeno 20 anni. E la decana delle attiviste cairote. Dice che nel suo Paese al 97 per cento delle donne manca un pezzo di clitoride. Che ci sono dottori, al Cairo, che la prescrivono perche’ serve, dicono, a preservare la castita’. Ci sono storielle ancestrali che la promuovono: la piu’ diffusa sostiene che, se non si taglia entro i dodici anni, la clitoride assumera’ le sembianze del pene. In alcuni villaggi il giorno della circoncisione ’ un momento di festa: ‘E’ tradizione buttare il pezzo di carne tagliato nelle acque del Nilo’, spiega. ‘La battaglia contro le mutilazioni ’ importante perche’ le donne devono sapere chi sono. Devono sapere cosa hanno fatto a se stesse e alle loro figlie’. Ma fino a quando qualcuno per definire l’onore disegnera’ una vagina sulla lavagna, sara’ dura.