I romeni accompagnati da militanti di Rifondazione.
La Scaramuzzino: “Abbiamo fatto molte proposte, tutte respinte”
I Rom sotto casa di Cofferati
Alessandro Cori
“Dormiamo in strada da 7 giorni”. Il presidio organizzato dal Prc
Denuncia della questura per 26 persone tra cui tre italiani e 23 romeni
«Quante camere ha la casa del sindaco? No, perché vogliamo sapere se c´entriamo tutti», domanda ridendo un giovane rom ad un vigile urbano che staziona davanti casa del primo cittadino. Finisce, almeno per ora, sotto le finestre di Sergio Cofferati la lunga «Odissea» dei sessanta romeni sgomberati una settimana fa dal casolare di via Malvezza. Per tutta la giornata di ieri gli immigrati, con donne incinta e bambini al seguito, hanno attraversato in lungo e largo la città, per chiedere al Comune una casa, «perché sono sette giorni che dormiamo in strada» ripete in continuazione Livio, il “capofamiglia”.
Esausti e stremati dal caldo, dopo che la loro giornata era iniziata alle 9.30 con una occupazione lampo degli uffici dei servizi sociali del Comune (in viale Vicini), sotto l´abitazione di Cofferati i romeni hanno trovato ad attenderli la polizia. La conferenza stampa in mezzo alla strada, messa in piedi all´improvviso per rivendicare «un pezzo di terra e una baracca dove vivere», è costata una denuncia per manifestazione non autorizzata. Con loro, a protestare contro l´ondata di sgomberi, c´erano anche i rappresentanti del circolo migranti di Rifondazione comunista. «I responsabili dell´amministrazione ci hanno detto che possono trovare delle soluzioni ai singoli nuclei – spiega Armando Quattrone del circolo migranti Prc – ma per provvedere a una soluzione di massa serve una modifica sul piano politico. Il Comune deve dichiarare lo stato d´emergenza, ci vuole l´intervento della Protezione civile». Allontanati da via Malvezza e poi dal parco pubblico di via Marx, i rumeni si erano stabiliti in un terreno nei pressi della rotonda Marco Polo, ma mercoledì mattina i vigili urbani gli hanno “consigliato” di andarsene. «Oramai in città – fa sapere Sebastian Zlotea del circolo migranti – sono circa 300 i romeni che vivono in strada».
I servizi sociali hanno offerto alle donne e ai bambini di andare a dormire in un centro d´accoglienza del Comune, in via Marconi, ma la proposta è stata rifiutata perché le famiglie non si vogliono separare. I rom, durante l´occupazione simbolica degli uffici di viale Vicini, hanno chiesto anche un incontro con la vicesindaco Adriana Scaramuzzino, responsabile delle Politiche sociali. «No, non vado in viale Vicini, vado nel mio ufficio – la risposta del vicesindaco – ci sono famiglie conosciute che già in passato hanno rifiutato le opportunità segnalate dall´amministrazione».
Cambia il luogo, ma la richiesta rimane identica. Sono le cinque di pomeriggio, quando una quarantina di rom, decimati ma ancora combattivi, arriva sotto casa del sindaco. «Questa è l´abitazione privata di Cofferati, se volete parlare col primo cittadino dovete andare in Comune», gli dice un poliziotto, ma nessuno sente. «Voglio un pezzo di terra dove dormire con i miei dieci figli, non chiedo mica una villetta, mi basta una baracchina – grida a gran voce Livio, per farsi sentire da tutti – se c´è bisogno di pagare per starci, pago. Basta che ci sia un letto dove dormire e acqua calda, come in tutte le case d´Italia». Quando arriva la Digos i rumeni vengono spostati un centinaio di metri oltre l´abitazione del sindaco, e la Protezione civile inizia a distribuire l´acqua. «Dal 27 cominceremo uno sciopero della fame anche per l´arrivo in città, il 28, del ministro della Solidarietà sociale Ferrero – dichiara uno dei rappresentanti del circolo migranti – intanto questa notte il problema rimane, credo che torneranno tutti quanti a dormire alla rotonda Marco Polo».
L´intervento di Cc e servizi sociali in via Malvezza: allontanate 50 persone, la metà bambini. Ma è subito polemica
Sgomberata la “casa” dei Rom
Silvia Bignami e Alessandro Cori
Protesta il Prc. Scaramuzzino: “Nessun aiuto a chi non si integra”
Sgomberata la “casa dei rom” in via Malvezza, a due passi da Villa Salus. Le forze dell´ordine ieri mattina hanno allontanato dal cascinale occupato una cinquantina di persone, sette famiglie con una ventina di bambini. Insorge Rifondazione: «Sono tutti regolari. Questa giunta non fa nulla per l´accoglienza». L´ennesimo caso politico in seno alla maggioranza sul tema di sempre, quello dell´accoglienza agli immigrati. E a stretto giro replica la vicesindaco Adriana Scaramuzzino, che ha la delega alle politiche sociali. «Noi non siamo la Chiesa. Un´amministrazione deve provvedere a chi rispetta le regole».
Sgombero annunciato. Quando arrivano le forze dell´ordine, alle 8,30, la metà degli immigrati si è già allontanata. La proprietaria del casolare ha sporto denuncia, poliziotti e carabinieri identificano gli occupanti, dicono loro di andarsene. Rimasti senza casa, ora rischiano la denuncia per occupazione abusiva. I servizi sociali del Comune propongono alle donne un alloggio temporaneo in una istituto gestito da suore in via del Terrapieno, ma le famiglie non vogliono separarsi. Alla fine, in via Malvezza restano i carabinieri di guardia e i muratori coi mattoni e la calce: porte e finestre vengono murate per impedire nuovi, probabili ingressi clandestini. E a Palazzo D´Accursio tiene subito banco la polemica. Rifondazione fa muro e punta il dito contro la giunta, accusata «di non mettere in atto politiche per l´accoglienza. Sono tutte persone regolari e che lavorano e ora sono in mezzo alla strada», tuona in consiglio comunale l´indipendente del Prc Valerio Monteventi. Adriana Scaramuzzino replica così. «Non siamo la Chiesa. Una amministrazione deve provvedere alle persone che rispettano le regole. Non a quelle che pretendono di vivere secondo il loro stile di vita». E il sindaco Cofferati puntualizza: «Lo sgombero è stato disposto su ordine della Procura, perché c´era la denuncia di un privato. Noi abbiamo inviato i servizi sociali proprio per intervenire con assistenza specifica in caso di emergenze».
Ma il Prc va avanti per la sua strada. Ieri, assieme al rappresentante della comunità rom Sebastian Zlotea (del centro migranti di Prc) ha organizzato una conferenza stampa per spiegare la situazione. «Qui ci sono pesanti responsabilità dell´amministrazione – punta il dito Zlotea – con Cofferati non c´è più dialogo, ma si sbaglia se pensa di vincere le elezioni buttando la gente in mezzo alla strada». Persone che lavorano, «cittadini europei», rincara il capogruppo di Prc in Comune, Roberto Sconciaforni. Nel mirino anche i servizi sociali del Comune, che avrebbero garantito una collocazione d´emergenza solo a due mamme con i loro neonati: «I padri – spiegano infatti da Rifondazione – sarebbero rimasti fuori e non sarebbe durata più di due settimane. Così si separano le famiglie».
Un´interpretazione che la vicesindaco Scaramuzzino rigetta con forza: «La casa colonica di via Malvezza era stata già sgomberata una volta. Spesso abbiamo offerto una sistemazione alle famiglie presenti, che hanno sempre rifiutato, perché non vogliono modificare il loro stile di vita». E aggiunge: «Ho persino tentato di entrare, una volta, e me lo hanno impedito. Tutto volevano, tranne che far sapere che cosa succedeva lì dentro». Ora la palla passa ad un´altra amministrazione. «Vogliono occupare il centro sportivo di Casalecchio? – si informa la vicesindaco – E allora ci penserà il sindaco di Casalecchio».
(13 luglio 2007)