Lettera a Cofferati
di Alessia Acquistapace
Caro sindaco Cofferati, sono una studentessa fuori sede. L’appartamento in cui abito i miei genitori l’hanno comprato: conveniva, visto il prezzo degli affitti. Si trova in via del Pratello, la famosa via delle osterie, quella che le dà tanto filo da torcere.
Con questa mia voglio dare il mio modesto contributo alla causa della lotta all’illegalità, raccontando un episodio che mi è capitato e che può essere illuminante per chi, come Lei, si occupa di sicurezza e soprattutto dei sentimenti dei cittadini a riguardo. Inoltre, serve a capire meglio il senso di espressioni come “illegalità dilagante” o “difesa del territorio”, ed è molto importante, al giorno d’oggi, sapere il significato delle parole che usiamo.
La storia è questa. Qualche mese fa, tornando a casa dopo un breve periodo dalla mia famiglia, ho trovato degli strani scivoli di legno applicati di fresco alle ante del portone del mio palazzo: avevano messo le zampe d’elefante al nostro portone… ma perché? A una più attenta osservazione, gli effetti dello strano manufatto erano: 1] a portone chiuso, di far scomparire il gradino; 2] a portone aperto, di ridurre della metà la superficie calpestabile per entrare e uscire; 3] in generale, di imbruttire notevolmente il prospetto dell’edificio. Ho capito dopo qualche istante che l’intento dell’opera era di impedire alla gente di sedersi sul nostro gradino. Mi ha preso una grande amarezza: quindi siamo arrivati a questo punto… La difesa del territorio . I miei condomini difendono il loro territorio fin nei più piccoli spazi di proprietà. Poco importa se inciamperemo negli scivoli rompendoci il naso e rovesciando le borse della spesa: ciò che conta è che chi non ne ha diritto non usufruisca impropriamente del nostro gradino.
Poco dopo è arrivata la signora del piano di sotto: soddisfatta, mi ha mostrato l’opera. “Ha visto signorina?”. E ha aggiunto: “L’abbiamo fatto in nero, sa, con la fattura si andava a spendere una roba… Poi ci pensa l’amministratore a metterlo nella rata del condominio. Diviso fra tutti, viene una sciocchezza”. La signora ha fatto un’espressione perplessa quando si è accorta che non mi mostravo né lieta per l’ingegnoso manufatto, né soddisfatta per il risparmio così astutamente realizzato.
Allora, soprassedendo sul fatto che la decisione era stata presa senza interpellarmi, le ho detto: “Ma perché la gente non si può sedere sul nostro gradino? Mica si consuma!”. La signora si è alterata: “Non è che si consuma, signorina! E’ che non si fa!”. “E perché?”. “ Perché bevono e sporcano e pisciano e fanno casino tutta la notte!” [Pisciano… mi vengono in mente i cani che marcano il territorio]. E ancora: “E’ brutto! Forse da lei al sud si usa così, signorina, ma è brutto, è molto brutto!”.
Ecco! Forse la questione non è se una cosa è legale o illegale, ma se è “bella” o “brutta”: perché far fare dei lavori senza fattura ed evadere le tasse è illegale, ma evidentemente la signora non lo trova brutto, anzi, le sembra normale e anche di soddisfazione. D’altra parte, sedersi su un gradino non è illegale, nemmeno secondo le Sue recenti ordinanze, signor sindaco. Ma siccome, sempre secondo le Sue ordinanze, lo sono quasi tutte le attività che la gente in genere fa seduta sul mio gradino, come ad esempio bere una birra dopo l’ora X, o parlare a voce alta, allora forse questa illegalità ha contaminato per contatto anche la seduta… Deve essere questo il vero significato di illegalità dilagante. Che l’illegalità di alcune cose dilaga e si estende anche a tutto ciò che c’è intorno; che l’illegalità di un comportamento si estende a tutto ciò che la gente [o meglio una parte della gente, quella che guarda dal di fuori spaventata, quella della quale Lei cerca il consenso] percepisce come un unico fenomeno: sedersi su un gradino, bere una birra, chiacchierare, essere “brutti”; fare tardi, essere dei fannulloni, essere giovani; ubriacarsi, schiamazzare, sporcare, pisciare; drogarsi, spacciare, rubare, stuprare.
Perché “illegalità dilagante” non può certo voler dire che i crimini sono in aumento, o che “dilagano” in strada. Secondo le statistiche del ministero dell’interno, il numero di omicidi in rapporto agli abitanti in Italia è sceso fino al 2005, e da allora è più o meno stabile. I furti sono aumentati rispetto al passato, ma in parte è anche perché in giro ci sono più motorini da rubare. Gli stupri risultano in aumento, ma può voler dire anche che le donne li denunciano di più. Le rapine pure sono aumentate, ma d’altra parte sono diventate meno violente. E la maggior parte degli stupri e degli omicidi avviene in famiglia; al contrario di quel che si crede, quindi, per queste cose c’è più sicurezza in strada che nelle case [www.poliziadistato.it/ pds/ primapagina/ rapporto_crim/2006.html].
Inoltre, è evidente che la mobilitazione Sua e dei Suoi colleghi sindaci contro questa illegalità che dilaga non riguarda tutte le illegalità: come scrive don Vinicio Albanesi nella sua lettera aperta [www.comunitadicapodarco.it, notiziario del 4 settembre ‘07], voi combattete appunto solo le illegalità della gente “brutta” – lavavetri, stranieri, studenti con la birra in mano – e non vi affannate affatto per le illegalità commesse da bella gente come i grandi proprietari immobiliari, gli speculatori edilizi, gli evasori fiscali.
Ma c’è pure un’altra spiegazione, ufficiale, per questa vostra strana selettività: il principio che vi ispira, dite, è quello di perseguire con maggiore rigore i crimini che destano maggiore allarme sociale. “Anche i problemi di mera irregolarità amministrativa, qualora determinino gravi ripercussioni sulla percezione di sicurezza dei cittadini, devono essere ricondotti a problematiche di sicurezza pubblica”, si legge nel “Patto per la sicurezza” della nostra città. Mi basta il vocabolario, stavolta: l’ allarme, per definizione, riguarda un pericolo che ancora non c’è, un pericolo possibile, presunto. Un pericolo immaginato. E d’altra parte “percepire” sicurezza non significa essere sicuri, come ci insegnano le già citate statistiche sulle violenze sessuali.
Sicurezza. A Bologna ormai si chiama “sicurezza” anche il silenzio, e “insicurezza” il rumore di notte. Non tutto il rumore, però. Solo quello fatto dalle voci della gente. Quello fatto dalle auto sui viali, forse, è percepito come più “sicuro”.
Caro Sindaco: amministrando il denaro pubblico bisogna pesare i pericoli per il rischio reale che comportano o per la paura che fanno? Bisogna occuparsi dei problemi veri o delle ossessioni, delle allucinazioni, delle manie della gente? E non mi dica che la gente “sa” di cosa aver paura, che ascoltare le loro fobie significa “essere vicini ai bisogni dei cittadini”. E’ noto che il rischio percepito (e quindi l’allarme sociale) suscitato dal fumo di sigaretta è bassissimo. Eppure, in questo caso i ministri della sanità investono risorse per cambiare la percezione della gente, non per assecondarla. La gente che fuma e si ammala di tumore e affolla gli ospedali non desta poi tanto allarme sociale: perché allora non ci fate qualcos’altro con quei soldi?
Però, ora che ci penso, occuparsi di ciò che fa più allarme sociale produce più consensi, più voti. Inoltre, risolvere falsi problemi è più facile. Che amministratore saggio che è Lei! Eppure, ho sempre avuto la sensazione che sulla sicurezza la destra sarà sempre molti punti sopra a Lei che, se ho ben capito, sta a sinistra… Ad ogni modo, se il punto è l’allarme sociale, allora lasci che le dica che cosa allarma me, che pure ho votato per Lei e non lo rifarei.
Io non ho paura, signor Sindaco, dei lavavetri. Mi tengono pulito il parabrezza e mi fanno risparmiare tempo. Io non ho paura dei mendicanti, dei barboni, dei mutilati finti, nemmeno quando puzzano. Non ho paura di essere truffata per 20 centesimi, e quindi a volte glieli do; non ho paura di parlargli e quindi mi basta dirgli no se sono insistenti. Io non ho paura degli stranieri, nemmeno quando sono neri. Forse è perché sono del sud. Ma anche se sono meridionale, non credo al malocchio, e quindi non ho paura nemmeno degli zingari.
Ciò che mi allarma , invece, è la solitudine di tanti anziani, che imbevuti di tv e insoddisfazione riempiono il loro tempo allarmandosi e arrabbiandosi, come la mia signora del piano di sotto. Mi allarma la mentalità becera di chi va orgoglioso di aver risparmiato un 20 per cento di Iva, e i leghisti che si accampano in assetto di guerra intorno al casolare dove alloggiano i rom lanciando mattoni contro le finestre. Mi allarmano quelli che hanno paura di tutto, e quelli che alimentano la paura dagli schermi. Mi allarmano i politici di sinistra che seguono come banderuole gli “allarmi” creati dai media e dalla Lega.
Chissà se terrà contro anche delle mie paure, signor Sindaco…