21/02/2008 – EBREI E MACCHINE TEDESCHE: LA COMICITÀ CHE SCUOTE L’AMERICA
In Italia è stato per un lungo periodo oggetto di discussione, anche piuttosto accesa. Ci sono stati dei personaggi che sono stati allontanati dal loro lavoro, forme più o meno velate di censura. Se ne sono interessati i politici, è stato girato addirittura un film. Parliamo della satira. Cioè di quella forma di umorismo iperbolica, assurda, capace di fare ridere e al tempo stesso di dire qualcosa di scomodo su quello che ci circonda. Può dare fastidio a chi ne è oggetto – ed è quello che è successo proprio qui da noi – ma può irritare anche chi l’ascolta. Negli Stati Uniti non è così. È evidente. Altrimenti come spieghereste il successo della ragazza di cui vi stiamo per parlare?
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Irriverente, esagerata, micidiale. Si può usare ognuno di questi aggettivi per descrivere l’attrice comica più acclamata negli Stati Uniti in questi ultimi anni. Parliamo di Sarah Silverman. 38 anni, di religione ebraica, originaria del New Hampshire, ma newyorkese nell’anima. I suoi grandi occhi scuri, i capelli bruni e il fisico longilineo potrebbero farvi credere di avere a che fare con una brava ragazza, ma attenzione perché lei è la donna più esilarante e sagace, che l’America potesse creare.
Il suo sense of humor ad alcuni potrebbe sembrare controverso, altri potrebbero addirittura sentirsi offesi, ma miss Silverman riesce ad ironizzare con leggerezza sui grandi tabù della nostra società, ovvero razza, religione, sesso, povertà, aids.
Nonostante i temi scottanti, i suoi modi hanno fatto innamorare i dirigenti di Comedy Central, la tv comica americana, che le hanno affidato uno show tutto suo. The Sarah Silverman Program è una via di mezzo tra fiction e varietà nel quale la conduttrice cerca di parlare di argomenti seri, come il surriscaldamento del pianeta e le multinazionali farmaceutiche, senza dimenticarsi della sorella scansafatiche e dei suoi vicini di casa gay. Un mix assurdo che ha decretato il trionfo della Silverman e del suo show confermato per altre due stagioni.
Gli stacchetti musicali del programma sono diventati dei veri e propri tormentoni su internet. Tra le più ciccate su Youtube troviamo “You’re gonna die soon”, Morirai presto, una serenata dedicata ai dolci vecchietti di un ospizio, con un piede nella fossa, e
“German Car”, dove ironizza sugli ebrei che guidano macchine tedesche costosissime. Il ritornello, contestato da molti, è gia un cult scaricatissimo nella rete:
“Vi amo più di quanto gli orsi amino il miele, vi amo più di quanto gli ebrei amino i soldi, via amo più di quanto gli asiatici siano bravi in matematica, e soprattutto più delle mance che i neri lasciano al ristorante”.
Toccando temi di questo genere erano prevedibili le critiche di razzismo, ma lei risponde che quando si ride sinceramente non c’è mai razzismo.
La sua ironia non conosce tabù e nello show tocca un tema sul quale gli americani ridono difficilmente, l’11 settembre:
“Se fossi io la responsabile della comunicazione della United Airlines conierei subito un nuovo slogan: United Airlines l’unica compagnia che non sorvola le torri, le attraversa”.
L’America adesso aspetta con ansia la ripresa del Sarah Silverman Program, previsto per la prossima primavera. Un futuro da protagonista per una ragazza che ha iniziato la carriera con un umile stage al Saturday Night Live.
Federico Giunta
Una comica al vetriolo
di Giulia Volpe – 19/11/2007
sarah silverman: jesus is magic larry sanders show sarah silverman comica
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Irriverente, caustica, ma irresistibile, Sarah Silverman divide l’America in due metà.
Sarah Kate Silverman, nasce il 1 dicembre 1970 a Bedford nel New Hempshire. Figlia di genitori ebrei ed ultima di 4 sorelle, già da bambina, fa del salotto di casa la sua platea, imitando i tic familiari connessi alla religione d’origine. Lo stereotipo ebreo-americano è, infatti, ancora oggi il bersaglio prediletto della sua satira graffiante che mira alle controversie sociali senza paura di giudizi o conseguenze.
Dopo le scuole superiori, lavora per il “Sathurday Night Life”, il programma comico più in voga d’America, ma il risultato è disastroso. Dei suoi testi, infatti, solo uno riesce a superare la prova costume conquistando la messa in onda e Sarah viene licenziata, via fax, perché giudicata “politicamente incorretta”. La vendetta è immediata e lei, subito assunta dal “Larry Sanders Show”, si esibisce nell’esilarante parodia dell’accaduto, volgendolo a suo favore.
Da allora la carriera è in ascesa. Collabora a decine di spettacoli di satira, a numerose pellicole, recitando non solo ruoli comici e, l’11 novembre 2005, il suo primo one-woman show si trasforma nel film “Sarah Silverman: Jesus is magic”.
Dopo innumerevoli apparizioni da guest star, gira uno sketch per i “Queens of the stone age”. La scena, che la vedeva intervistare da psicologa il cantante Josh Homme, testimonia l’interesse quasi ossessivo verso il fenomeno della depressione. Come nella miglior tradizione della comicità di “spessore”, la clownessa nasconde anfratti profondi che conducono a una tristezza di felliniana memoria.
Il 12 marzo del 2006 Sarah Silverman conquista la cover dell’“Observer” con un articolo scopertamente autoreferenziale: “Se le donne non sono divertenti, come mai la più sexi e controversa comica del mondo è una femmina?”.
E finalmente il grande salto, il “The Sarah Silverman Program”, una sit com tutta sua che sviluppa, in versione fiction, il fortunato ruolo già ricoperto nel “Larry Sanders Show”. Il successo è strepitoso: record di share e 18 milioni di telespettatori che ne apprezzano l’impegno sociale. Sarah spazia dai diritti dei gay alla lotta all’alcol, dalla politica alla guerra, con un’irriverenza che ricorda, moltiplicata, quella degli amati Jerry Lewis, Steve Martin e Ben Stiller.
Ma, proprio al vertice della popolarità, scivola su una buccia di banana e il gap tra estimatori e detrattori si fa più profondo. Siamo a giugno 2007 e la Silverman presenta gli “MTV Movie Awards”, gli ambitissimi premi che il mondo dello spettacolo consegna alle star più acclamate del momento. Già nell’edizione precedente aveva fatto ridere il mondo con una lapidaria esibizione mirata a Paris Hilton e ai suoi guai con la giustizia.
Ma questa volta la vittima prescelta, una reduce Britney Spears, già troppo debole per essere frustrata, non è quella giusta. Tuttavia la comica spietata, salita sul palco dopo la raccapricciante performance della cantante, le si scaglia contro, infierendo con una veemenza che non risparmia nemmeno i suoi 2 bambini. Gelo in sala, solo qualche tiepida risata da parte dei più cinici.
L’acido lanciato sulla giovane diva, appena fuori da un periodo che la vedeva calva, bolsa, massacrata sulle pagine dei rotocalchi, le si riversa contro. Chi è dunque Sara? Carnefice impietosa o vittima di una scelta che non vuole, non può, né deve risparmiare nessuno? Forse un essere umano dalla sublime intelligenza che conserva, tuttavia, un margine di errore. Ma le scuse non arrivano e il suo personaggio resta in bilico su di un pubblico che la ama, la odia e che di certo, nel bene o nel male, continuerà a garantirle un audience smisurato.