Anno X n. 2376 di mercoledì 7 settembre 2005 (PI – News)
Amsterdam – Abdicata la battaglia sui diritti degli utenti, i provider olandesi hanno deciso di tentare l’ultima via quantomeno per affrancarsi dai costi degli impianti e dei software necessari per consentire un facile ingresso alle proprie reti da parte dei cybercop olandesi.
È delle scorse ore la notizia che un grosso gruppo di provider e società telefoniche ha scelto di seguire la strada già perseguita dal celeberrimo ISP olandese XS4ALL: è stata confermata l’intenzione di denunciare il Governo perché non ha provveduto a coprire gli oneri delle installazioni.
La verità è che dopo un lungo braccio di ferro l’Esecutivo, appellandosi alla legge sulle telecomunicazioni che risale al 1998, si è trincerato dietro alcuni cavilli sostenendo che gli operatori devono pagare di tasca propria.
Non si tratta di oneri di poco conto: il solo XS4ALL ha denunciato di aver dovuto investire qualcosa come mezzo milione di euro per sottostare alle richieste di ordine e controllo. È comprensibile dunque che sulla stessa linea ora si siano posizionati tutti i maggiori operatori internet e telefonici, tra i quali anche nomi del calibro di Vodafone, Orange o T-Mobile.
A peggiorare la situazione ed aggravare lo scontro il fatto che per ciascuna intercettazione il Governo ricompensa il “disturbo” del provider solo con 13 euro, più 26 euro l’ora: denaro che secondo i provider non copre in nessun modo i costi operativi.
Tutto questo, naturalmente, cancella le problematiche di maggiore rilievo, ad esempio il diritto degli utenti ad una garanzia sostanziale e non solo formale della riservatezza della propria corrispondenza o delle proprie telefonate. Come noto l’Olanda è, dopo l’Italia, il paese europeo dove più alto è il numero di intercettazioni eseguite dalle forze dell’ordine sulle comunicazioni dei cittadini.