Le radio alternative corrono sul web. Radio Elativo
I promotori del progetto che spinge sulla musica copyleft e le licenze libere, che punta sul P2P e il passaparola, raccontano come sono nati e come vedono quanto accade in rete. Lo riporta la Gazzetta del Pirata
Roma – Le novità giungono anche dall’etere: per il nuovo numero de la Gazzetta del Pirata la redazione ha intervistato i ragazzi che sono dietro una nuova giovane web-radio: Radio Elativo. Radio Elativo, come le altre sue “sorelle” web-radio, è quello che si potrebbe definire p2p-on-air.
Si tratta di realtà che danno spazio e diffusione a materiali tutelati dal Copyleft e ad artisti e produzioni che, fuori dal giro del business classico, non troverebbero forse spazio o che comunque dovrebbero faticare non poco per passare tra le forche caudine dei canali tradizionali. I responsabili di questo interessante progetto hanno accettato di rispondere alle nostre domande.
La Gazzetta del Pirata: Cosa è, e perché esiste Radio Elativo? Quando è partita l’idea di mettere su una radio online?
Radio Elativo è un progetto che sposa la filosofia della diffusione libera e legale delle opere artistiche legate al mondo sonoro siano esse musica, audiolibri, testate giornalistiche.
Attraverso un programma radiofonico in diretta (OpenSound, ogni mercoledì alle 18) cerchiamo di approfondire le band all’interno della nostra playlist citandone la storia, i links e quant’altro possa aiutare la promozione dei loro progetti musicali.
Ma Radio Elativo è anche “entertainment”, il sabato pomeriggio, sempre in diretta alle 16, va in onda un programma satirico durante il quale, attraverso notizie divertenti, imitazioni, personaggi, si continua l’opera di diffusione musicale.
Nasce nell’aprile del 2006 per iniziativa di Antonio Quinci come costola di una comunità online, ma ben presto riesce a ritagliarsi un’autonomia e a delinearsi come una vera e propria web-radio.
Il progetto, sempre in fieri, ha in organico 4 WebJay (Antonio Quinci, Sergio Lamiani, Paolo Riela e Francesco Bonaccorso), ma presto si auspica possa allargare il suo “parco speaker” anche attraverso l’utilizzo di un software come Skype.
LGdP: Come nasce il vostro rapporto con la musica copyleft e come siete entrati in contatto con questa tipologia di licenze più libere?
Inizialmente dall’esigenza, neanche troppo profonda, di risparmiare sulla gestione considerati i costi delle licenze necessarie a trasmettere musica coperta da diritti d’autore.
Più avanti, come spesso accade, di necessità si è fatta virtù: abbiamo approfondito il concetto COPYLEFT e soprattuto lo abbiamo sposato come artisti o pseudo tali.
Attraverso siti come p2pforum.it, copyleft-italia.it, anomolo.com siamo venuti a conoscenza della notevole produzione artistica copyleft (qualitativa e quantitativa) e dello spazio “tecnico” entro cui realizzare il nostro progetto.
Sul nostro sito è possibile scaricare un’intervista realizzata nel mese di Ottobre a Simone Aliprandi che ci ha aiutato, mentre la realizzavamo, ad approfondire ulteriormente l’argomento.
Contestualmente approfittiamo dello spazio all’interno di questa intervista per ringraziare Simone Aliprandi per la cortesia accordataci e Old_Glory per il supporto all’interno delle pagine del P2Pforum.
LGdP: Le radio online sono diventate un fenomeno abbastanza diffuso. La scelta della musica copyleft secondo voi, come vi posiziona in confronto agli altri dj del web? Vi sentite ghettizzati in un limbo di nicchia oppure è un modo per offrire musica nuova per un pubblico sempre più ampio?
Beh, sicuramente in una posizione svantaggiata, almeno in fase di partenza.
Non foss’altro che il reperire musica Copyleft di qualità necessita ore ed ore di ascolto, downloading e catalogazione che nel caso di musica copyrighted può essere agevolata dalla sua previa diffusione attraverso i canonici canali di diffusione musicale.
Ma questo è anche il bello! Quelle ore di ascolto, di navigazione sul web e di selezione permettono di accrescere la qualità della nostra diffusione e grazie all’opera certosina del nostro esperto, Rielax, anche di conoscere la storia delle band e degli artisti più approfonditamente.
LGdP: La rete spesso viene demonizzata o attaccata come un qualcosa di pericoloso per la creatività degli autori e degli artisti. Data la vostra esperienza, come vi sentite di giudicare tali informazioni?
È una visione ristretta. Per quanto riguarda la diffusione musicale è, innegabilmente, il futuro e prima si comprende meglio sarà per l’industria che sta dietro.
Invece di combattere contro i mulini a vento attraverso multe o tentativi di repressione si dovrebbe cercare di cambiare la filosofia che sta alla base dell’opera d’arte: non è un oggetto da vendere, ma è cultura da diffondere. Chi abbraccia quest’idea non avrà paura di essere “derubato”.
Questo non vuol dire rinunciare al lavoro di musicista, ma attraverso la diversificazione dei mezzi di diffusione garantire diversi livelli di fruibilità.
LGdP: P2P e copyleft. Che tipo di rapporto avete con il P2P e come considerate questo strumento visto come bacino per poter catturare musica copyleft? Pensate che la vostra radio e gli artisti che suonano con licenze copyleft se ne possano giovare?
Un connubio inevitabile e auspicabile anche e soprattutto per sottolineare l’importanza e la presenza della legalità del P2P, considerato, spesso a ragione, esclusivo veicolo di illegalità.
E gli artisti non possono che giovarsene: una biblioteca infinita di musica! Che c’è di più esaltante e di più funzionale per diffondere la propria opera?
LGdP: Ora una domanda difficile: cosa prevedete per questo 2007 dal punto di vista della fruibilità dei contenuti su internet?
Più che prevedere, nutriamo la speranza che questo fenomeno contagi l’Italia in maniera significativa dato che, anche in questo, stiamo un paio di passi indietro rispetto agli altri paesi.
Intervista a cura de La Gazzetta del Pirata
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