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BO-LAND OF THE LIVING DEAD: USA verso la dittatura evangelica
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BO-LAND OF THE LIVING DEAD

pubblicato il Jan 11, 01:41 PM
USA verso la dittatura evangelica

“USA verso la dittatura evangelica”

NEW YORK – Associare la parola fascismo agli Stati Uniti significa andare in cerca di guai, o di pubblicità, e Chris Hedges li troverà entrambi.
L’ultimo libro dell’ex corrispondente estero del New York Times ha per titolo American Fascists e avverte che il totalitarismo inventato in Italia e «perfezionato» in Germania sta rinascendo negli Usa, non con i versi di Ezra Pound, ma sotto le sembianze religiose della destra evangelica radicale.
Il movimento neofascista sta prendendo posizioni strategiche, aiutato anche da tendenze sociali non troppo diverse da quelle che pavimentarono la strada alle dittature europee tra i due conflitti mondiali.
Per ora non usa la violenza (ammesso che le campagne della guerra al terrorismo non siano un surrogato internazionale delle potenziali pulsioni interne), ma un nuovo attentato da parte degli islamici sul modello dell’11 settembre potrebbe scatenare l’assalto definitivo al potere e la demolizione della democrazia americana.
Hedges è figlio di un pastore presbiteriano, ha studiato teologia all’Harvard Divinity School, e si considera un cristiano credente e praticante.
Però lui, allievo di James Luther Adams e seguace di Reinhold Niebuhr, pensa che la sua profonda fede sia appunto questo: fede.
Dio ha dato indicazioni piuttosto precise attraverso la Bibbia, e ha mandato anche suo Figlio sulla Terra, ma resta avvolto nel mistero e chiede agli esseri umani di fidarsi di lui.
I predicatori tipo Jerry Falwell, Pat Robertson o James Dobson, che pretendono di aver visto la verità assoluta e definitiva direttamente negli occhi del Signore, sono falsi profeti.
Il loro obiettivo reale, seguendo una linea di pensiero che risale al Reconstructionist movement di Rousas Rushdooney, è costruire una teocrazia dittatoriale e intollerante.
Lo strumento è il Dominionism, un’interpretazione letterale della Bibbia che darebbe agli uomini il mandato di dominare l’universo, in vece di Dio.
Il risultato finale sarebbe il fascismo o il nazismo, con le croci non uncinate al posto delle svastiche e le modalità pratiche adeguate ai tempi moderni.
Secondo Hedges, questo movimento sta prendendo posizione per balzare al potere.
Conta su circa 70 milioni di evangelici americani, indottrinati da almeno sei televisioni nazionali e diversi altri media di varia natura.
Ha una forte presenza politica, visto che i fondamentalisti possiedono la maggioranza nel 36% dei comitati statali del Partito Repubblicano, mentre 45 senatori e 186 deputati sono loro alleati.
Naturalmente anche il presidente Bush, secondo Hedges, ha un rapporto di stretta collaborazione con questi gruppi, se non di complicità esplicita.
I neofascisti americani mascherano le loro intenzioni, come facevano all’inizio anche i progenitori europei, ma in realtà non hanno alcun affetto per la tolleranza: chi pensa di possedere la verità assoluta non ha interesse a dialogare con chi brancola nel buio, perché piuttosto sente l’obbligo di portarlo alla luce.
Anche con la forza, se necessario.
Dunque questi gruppi sono nemici della società aperta popperiana, del liberalismo e della stessa libertà, che concepiscono solo come l’opzione di scegliere Dio.
I conservatori liberali che si sono alleati con loro non hanno compreso la minaccia, oppure sono stati così superficiali da andare a braccetto con un mostro imparagonabilmente più forte, subdolo, e determinato.
Anche le tendenze sociali stanno aiutando l’affermazione dei neofascisti americani.
Tra le due guerre mondiali uno degli elementi che aiutò l’affermazione delle dittature in Europa, soprattutto in Germania, fu la crisi economica, la disoccupazione, la sensazione di essere vittimizzati dal mondo.
Negli Stati Uniti l’economia va bene e la disoccupazione è bassa, però la classe media si sente minacciata dalla globalizzazione, dall’outsourcing che trasferisce i posti di lavoro all’estero, e dagli immigrati che vengono a prendere quelli rimasti in patria per pochi dollari.
I delusi o gli impauriti cercando conforto nel movimento fondamentalista, che li rassicura con immagini di predestinazione stabilita da Dio e quindi infallibile.
La violenza per ora non ha fatto parte degli strumenti usati dal neofascimo a sfondo religioso per affermarsi sul piano interno, anche perché è stata sfogata in guerre come quella irachena, che Hedges ha contrastato dal principio come un errore strategico commesso nel nome di interessi inconfessabili.
La scintilla, però, potrebbe venire da un nuovo attentato come l’11 settembre.
Il radicalismo islamico, secondo l’autore, è l’interfaccia del fondamentalismo cristiano: stesso progetto distorto, basato su un’altra fede.
Se tornasse a colpire, alimenterebbe la pretesa dei neofascisti evangelici di prendere in mano la situazione una volta per tutte.
Il New York Times ha criticato il libro del suo ex inviato, non perché il giornale liberal di Manhattan non veda il pericolo, ma perché Hedges ha giustificato la necessità di lottare per la tolleranza con la presunta imminenza di violenze fondamentaliste, che finora non si sono viste: «Dovremmo batterci comunque e sempre per difendere la società aperta». Un altro appunto sta nell’esito delle elezioni dello scorso novembre, che non hanno segnato un passo avanti della destra religiosa, dimostrando come gli americani oscillano ancora usando gli strumenti democratici.
Ma forse è proprio questo che chiede Hedges, quando li sollecita a combattere l’intolleranza.

di: Paolo Mastrolilli
da: La Stampa
data: 8/1/2007