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BO-LAND OF THE LIVING DEAD: Sequestrati decine di server, spariscono da Internet centinaia di siti
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BO-LAND OF THE LIVING DEAD

pubblicato il Feb 14, 11:25 AM
Sequestrati decine di server, spariscono da Internet centinaia di siti

Lite tra aziende, e Ischia non c’è più (online)
I computer erano in gestione da Wmg Italia ma la società era morosa nei confronti di Easynet, che ha spento gli interruttori

MILANO – Ischia è diventata l’isola che non c’è. Almeno su Internet: il sito del comune della celebre località turistica è sparito. Insieme a quelli di migliaia di altre pagine web. “Cancellati” indirizzi di aziende come la società di design Momodesign (abbigliamento, caschi da moto, ma anche l’ultima versione della Lancia Ypsilon) o community come il frequentato Portalecattolico.it o il PortalediVicenza.com. E a Milano il trafficato viale Fulvio Testi è diventato sede di una curiosa protesta: decine di “webmaster”, i gestori dei siti, hanno inscenato una protesta, stavolta non virtuale, sotto la sede della società Easynet, che ha spento l’interruttore e trattiene in ostaggio i server, e quindi i siti.
Il logo del comune di Ischia
OUTSOURCING – La vicenda è piuttosto complessa, figlia di quegli appalti e subappalti frequenti nel mondo aziendale, soprattutto Internet. Lo scorso anno Aruba, una fra le più grosse società italiane che gestiscono server (in termini tecnici si parla di “hosting” e “housing”), ha acquisito i clienti di Wmg Italia. Un marchio appartenente agli inglesi di Selenia Uk. Per il 9 febbraio era previsto il trasferimento dei server di Wmg Italia (passati di fatto in gestione tecnico-amministrativa a Widestore, società del gruppo Aruba) presso un’altra sede.
STOP – Gli autotrasportatori di Aruba si sono presentati in viale Fulvio Testi a Milano, sotto la sede di Easynet che aveva i server di Wmg-Widestore nei propri locali, e che oltretutto forniva anche loro la banda per il collegamento alla rete delle reti. Ma Easynet ha negato il trasloco. Con ovvia e furibonda rabbia dei responsabili dei siti, che in alcuni casi con web ci campano, e che per la maggioranza erano proprietari dei server (cioè li avevano acquistati, e con Wmg avevano a suo tempo sottoscritto solo un contratto per fare risiedere le macchine in un certo tipo di ambienti, protetti e controllati – una “webfarm”, appunto).
LE VERSIONI – Che cos’era successo, nel frattempo? Easynet aveva scoperto che Wmg, ovvero Selenia Uk, era in debito di «cifre considerevoli» (come Easynet specifica in una nota). Niente soldi arretrati, niente server. Da parte sua Aruba si dichiara innocente: «Noi abbiamo acquistato i clienti e i loro contratti da Selenia – spiega Omero Narducci, dirigente della società toscana -, pagandoli denaro sonante. Non i debiti, di cui eravamo all’oscuro. Stiamo subendo un grosso danno da questo diniego di Easynet, che secondo noi trattiene i server indebitamente». Questa la replica di Easynet: «La decisione è stata presa in piena trasparenza e correttezza, ed in pieno rispetto del contratto che la lega a Wmg, società ad oggi in debito nei confronti di Easynet di cifre considerevoli. Nonostante i ripetuti solleciti, la notifica di 8 giorni fa che Easynet avrebbe sospeso il servizio, e la proposta di trovare un ragionevole accordo, Easynet si è trovata costretta a interrompere il servizio non avendo ricevuto riscontri da parte di Wmg».
GUAI – Insomma, il pasticcio sembra di difficile soluzione e l’interrutore rischia di rimanere spento a lungo. Per di più la stessa Easynet, in virtù di una clausola contrattuale di non concorrenza, non può spostare sui propri server i clienti di Wmg-Selenia, e quindi per i “sequestrati” sfuma la possibilità di vedersi riattivato il servizio diventando cliente Easynet. I tempi non si prospettano brevi: «Noi siamo stati ancora fortunati – spiega Michele Clausi della news agency Lulop, che di Internet non può fare a meno -, perché eravamo clienti Easynet per altri servizi, e abbiamo potuto mettere le mani su un paio di hard disk. Ma altri siti sono completamente fermi». Per chi vuole informazioni su Ischia, insomma, è meglio rivolgersi al buon vecchio telefono.
Paolo Ottolina
10 febbraio 2006

corriere della sera