Lettera dei genitori di Federico Aldrovandi al Questore di Ferrara
by Ferraese Saturday, Apr. 08, 2006
dal Blog
In tutti questi mesi abbiamo atteso, come genitori e insieme a tutti i cittadini che chiedono di conoscere la verità, le parole degli agenti intervenuti. Oggi finalmente gli agenti avevano l’occasione di parlare con i magistrati ma l’hanno rifiutata.
8 aprile
Caro Questore
Siamo i genitori di Federico Aldrovandi.
Le scriviamo questa lettera aperta dopo molti mesi dall’ultima volta in cui ci siamo incontrati, fu due giorni dopo quella maledetta mattina in cui perse la vita nostro figlio.
In quell’occasione lei ci rassicurò sul suo impegno nel cercare di far emergere la verità su quanto era accaduto, e di assicurare alla giustizia i responsabili della morte di Federico.
Quel che è successo dopo è purtroppo tristemente noto.
Sono emerse molte versioni dopo la prima di morte per malore da overdose che ci fu fornita in quell’incontro. Tutte superate dall’evidenza dei fatti.
Come per esempio l’autolesionismo, o l’improbabile tesi che rende “giustificati e giustificabili” due manganelli rotti per impedire a Federico di farsi del male da solo.
Di fronte alle nostre continue richieste di verità abbiamo ricevuto dalle istituzioni veementi accuse di sciacallaggio e di calunnia nei confronti di quei quattro agenti.
Le assicuriamo che in ciascuna di queste occasioni abbiamo cercato di fare autocritica chiedendoci se e dove avessimo sbagliato. Ma abbiamo sempre e solo chiesto la verità che lei per primo ci aveva promesso.
Quel che sappiamo è che Federico non aveva mai fatto del male a nessuno, che non stava commettendo alcun reato, e che era un bravo figlio.
Vogliamo sapere perché Federico è morto, vogliamo saperlo al di là di testimonianze indirette e dirette, di ipotesi e di deduzioni.
Vogliamo la verità e piena luce sui lunghissimi minuti della sua morte, indipendentemente dalle cause.
Sappiamo che nostro figlio è morto soffrendo e chiedendo aiuto.
Caro Questore una cosa è certa: gli agenti presenti quella mattina non possono non sapere esattamente che cosa sia accaduto.
In tutti questi mesi abbiamo atteso, come genitori e insieme a tutti i cittadini che chiedono di conoscere la verità, le parole degli agenti intervenuti.
Oggi finalmente gli agenti avevano l’occasione di parlare con i magistrati ma l’hanno rifiutata.
Io, padre di Federico, come Ispettore di Polizia Municipale non rifiuterei mai la piena collaborazione con la Magistratura. Questo non coincide con i miei principi di trasparenza e di collaborazione, condizioni primarie per chi svolge un lavoro così delicato. Un simile atteggiamento non è accettabile da parte di chi appartiene alle forze dell’ordine.
Forse dovrò imparare che la verità giudiziale e la realtà non sempre coincidono, ma spero vivamente che siano molto vicine.
I nostri avvocati ci hanno spiegato che è un loro pieno diritto rifiutare di parlare, un diritto innegabile anche di fronte alle accuse più gravi come l’omicidio, lo stupro, ecc…
Per questo le chiediamo, Signor Questore, come superiore di quegli agenti e responsabile della Polizia di questa città, dopo che i giornali hanno pubblicato il loro rifiuto di parlare, cosa penserebbe lei al nostro posto?
Per noi questo silenzio è pesante come un macigno.
In questi mesi abbiamo represso ogni manifestazione di risentimento in attesa della giustizia. La nostra fiducia nella Polizia come istituzione resta immutata, ma di fronte al diniego e al silenzio di quelle persone le nostre pressanti richieste di verità diventeranno accuse.