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BO-LAND OF THE LIVING DEAD: Arriva il computer cinese "low cost"
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BO-LAND OF THE LIVING DEAD

pubblicato il Apr 25, 03:38 AM
Arriva il computer cinese "low cost"

Pechino sta per lanciare un laptop da 146 dollari
la sua missione non è quella dell’Onu e del Mit
Arriva il computer cinese “low cost”
ma non è una sfida a Negroponte

Il cinese “Municator” contro Negroponte? Sono nati i gemelli dell’ultra economico e c’è chi vede imminente una lotta fra loro.

Professori del MIT finanziati dall’ONU contro gli “spiriti animali” del gigante capitalista che ancora si definisce comunista? Missione educativa del progetto finanziato dall’ONU per superare il “digital divide”, onesta missione, contro una macchina “sporca” e nuda come lo scatolotto prodotto da YelloSheepRiver che per funzionare ha bisogno di connettersi al televisiore?

Col gusto del paradosso la si può mettere anche così, come la vedono i primi che se ne sono occupati in queste ore, dopo che si è diffusa la notizia, in realtà già in giro da un po’, che dalla Cina sta per esser lanciato un computer da 146 dollari, basato sul sistema operativo Linux (come il progetto “Negroponte”) e dopo che ne è stata evidenziata l’ovvia sovrapposizione, almeno nel prezzo (146 contro 100), con la macchina in cantiere da parte del progetto OLPC – One Laptop per Child, un computer per ogni bambino, http://www. laptop. org Ma forse è diverso da come si dice.

I due corni della questione sono descrivibili rapidamente. Il computer messo a punto per il programma OLPC è fondato sull’idea che Nicholas Negroponte porta avanti da anni e che ha ormai a disposizione una squadra che attinge per i suoi supervisori e progettisti nelle aule e nei laboratori del MIT di Cambridge-Massachusetts. E’ un programma ormai in dirittura d’arrivo che ha nell’hardware la parte più spettacolare ma tutto sommato parziale del suo progetto.

In realtà, in quei cento dollari di plastica ci sarà anche una architettura della conoscenza che permetterà ai ragazzi utenti di imparare a riconoscere le coordinate minime per la propria formazione tecnologica: cos’è la macchina del sapere, come funziona, come la si volge a proprio vantaggio.

Si potrebbe dire: ci sono dei valori in quella plastica. Al progetto sta lavorando Walter Bender, già direttore del Medialab e uno dei collaboratori più stretti di Nicholas Negroponte. Il tutto – lo OLPC- è fondato su una impalcatura culturale che ha nell’accesso al sapere il cardine di una idea democratica, di opportunità di sviluppo per tutti. La terra-bersaglio di elezione del progetto è sempre stata l’India ed alcune sue zone più disagiate.

Il “Municator” è invece (qui alcune caratteristiche tecniche http://www. teleread. org/blog/?p=4736) un computer super economico, che non ha monitor e ripiega sul televisore di casa, basato anch’esso, come l’OLPC su Linux. Leggero ed equiparabile, in quanto a potenza di calcolo – almeno a parere di coloro che l’hanno visto – a un vecchio “386”, il motore dei pc che si usavano in occidente nei primi anni ‘90.

La macchina viene lanciata sul mercato così com’è, senza applicazioni, cioè senza programmi, e lasciata all’iniziativa e alla intraprendenza di quelli che vorranno usarla, probabilmente in situazioni di lavoro più che di studio, e che dovranno ricorrere all’uso di software già presenti in rete, gratuiti ma che vanno installati e governati con qualche competenza tecnica in più di chi si limita a “girare la manovella” (come nell’OLPC).

Sono concorrenti questi due prodotti? No e sì, ma sono soprattutto simmetrici.

No. Perché Negroponte, con la sua idea del pc super economico, ha soltanto visto dove sarebbe andata l’industria e, seguendo la tendenza, ha suggerito una soluzione di alto livello per aiutare programmi educativi che non coincidono certo con la macchina in sé.

Lo “scatolotto” linuxiano fa un altro mestiere. Sembra fatto apposta per quel mondo della produzione dove le mani sono piccole, i turni lunghissimi e il costo del lavoro una frazione di quello occidentale. Prodotto economico, entra nelle pieghe povere dell’economia orientale e ne diventerà un ulteriore moltiplicatore della velocità e voglia di riscatto, grazie al fatto che porta tecnologia dove, ai costi attuali, non sarebbe arrivata. E dove c’è tecnologia c’è lavoro, produzione, ricchezza.

Ma la sfida è: porterà anch’essa “alfabetizzazione”. Sarà più educativa la macchina “sporca”, messa a punto dagli “animal spirits” del capitalismo cinese o la raffinata macchina degli ingegneri del Massachusetts? Conterà il “fare” o “l’insegnare”? La voglia di guadagnare o le buone intenzioni?

Da questo punto di vista i gemelli dell’ultra economico sono in diretta competizione, ma al momento non fanno altro che illustrarci simmetricamente e con grande efficacia l’esistenza di un digital divide ulteriore: fra chi avrà la fortuna di studiare e chi, a 12 anni oltre che ad ogni altrà età, potrà solo lavorare.

(24 aprile 2006)