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Bologna – La volonta’ degli organizzatori della Street Rave Parade, resa nota stamane, di violare eventuali blocchi delle forze dell’ordine sabato 1 luglio in piazza Nettuno a Bologna, in occasione della ‘Street rave Parade’, ‘’espone la citta’ a un altro momento di forte tensione. E di questo c’e’ da essere molto preoccupati’’. Lo sostiene Ubaldo Salomoni, consigliere dell’Emilia Romagna e componente del coordinamento provinciale di Forza Italia, commentando la reazione degli organizzatori alla decisione della prefettura di vietare Piazza Maggiore al corteo e, alla concessione ad An di via Indipendenza per una manifestazione. Salomoni evidenzia anche il rischio di scontri con ‘’gli estremisti di destra’’, ragion per cui, afferma, ‘’ci sarebbe piu’ che mai bisogno di un sindaco capace di mediare’’.
‘’Cofferati – fa notare l’azzurro – dimostra ancora una volta, per la sua storia personale, per sue incapacita’, per gli alleati che si e’ consapevolmente cercato puntando poi a ridimensionarli, di non essere uomo di dialogo e di confronto. Voler a tutti i costi affermare una immagine di decisionista a tutto tondo
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Il sindaco sabato incontra il prefetto
Il Livello: “Fomentano lo scontro”
Cofferati parteciperà al Comitato per la sicurezza. Il centro sociale: “Tensione simile a quella degli anni ‘70”. Il primo luglio in piazza anche Forza nuova
Bologna, 22 giugno 2006 – «C’è un’ipotesi annunciata ma non definitiva, non so cosa abbia deciso la Prefettura ma penso che questa ipotesi verrà confermata e presentata al Comitato per la sicurezza al quale parteciperò anch’io. Immagino che se la Prefettura convoca una nuova riunione sia per avere un quadro completo della vicenda». Non aggiunge altro il sindaco Cofferati, non commentando né l’intenzione della prefettura di negare Piazza Maggiore allo Street Rave Parade, né la decisione dei centri sociali di effettuare, comunque, il concentramento della parata antiproibizionista in centro.
Proprio mentre il sindaco annuncia l’incontro col prefetto arriva una presa di posizione del Livello 57: “A Bologna c’è una precisa volontà politica di alzare il livello dello scontro sociale”. A parlare è Rosario Picciolo, del centro sociale Livello 57, partendo da una domanda sugli scontri in Piazza Verdi.
“Fomentando questo clima di tensione si produrrà sempre lo stesso effetto: ribellione sociale – ha spiegato – una politica del genere negli anni ‘70 preparò il terreno per l’assassinio di Francesco Lorusso. Speriamo non succeda oggi. Ci sembra si stia creando un clima ad hoc, non solo in piazza Verdi, ma anche in altri luoghi della città. Continuando così le cose non potranno che peggiorare, e episodi simili si verificheranno anche in altre parti della città”.
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Rifondazione ancora contro Cofferati «Irresponsabile, fa accordi con An» – di Claudia B. Solimei – da Bologna
Rifondazione dà dell’irresponsabile al sindaco di Bologna Sergio Cofferati e lo accusa di «avere stretto un asse con An»; i Ds rispondono respingendo l’«irresponsabilità» all’autore dell’accusa, il deputato del Prc Daniele Farina, oggi vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, ma fino a qualche anno fa portavoce del centro sociale milanese Leoncavallo. Tuttora il leader degli autonomi resta sulle barricate e ora è pronto a essere in piazza Maggiore «con il megafono» anche senza l’autorizzazione della Prefettura di Bologna,
che ieri ha ufficializzato il suo no per la Street Rave Parade, la grande parata antiproibizionista in programma l’1 luglio, per la sua decima edizione. Secondo Farina, dietro al divieto della Prefettura c’è il veto politico imposto da Cofferati alla parata in centro, che negli anni passati ha creato disagi crescenti alla città con la partecipazione di decine di migliaia di giovani e il largo impiego di droghe. «Non mi era mai capitato che in un negoziato di questo tipo non ci fosse la rappresentanza del Comune – ha accusato il deputato all’uscita ieri mattina dal palazzo del Governo -.
Il sindaco è un irresponsabile».
Cofferati non ha voluto replicare all’onorevole no global. Lo hanno fatto, invece, i Ds di Bologna: «Affermare come fa Daniele Farina di Rifondazione comunista di voler svolgere comunque la manifestazione in piazza Maggiore è da irresponsabile e dimostra uno strano concetto del rispetto delle regole, tanto più inaccettabile se proveniente da un parlamentare della Repubblica italiana, nonché vicepresidente della commissione Giustizia della Camera». In difesa del deputato è intervenuto il segretario locale del Prc,
Tiziano Loreti: «Credo che il vero errore lo abbia fatto la Prefettura impedendo una manifestazione politica e creando un precedente pericoloso».
La situazione in città ora rischia di diventare esplosiva: a fronte del divieto, gli organizzatori del Rave, il movimento di massa antiproibizionista nazionale, collettivi e centri sociali hanno annunciato di avere comunque intenzione di esserci l’1 luglio, anche se la decisione definitiva sarà annunciata solo oggi: «Migliaia di noi, ribelli e democratici, consumatori e produttori, occupanti di case e centri sociali, operatori e cooperatori sociali – hanno scritto in un volantino – sabato 1 luglio parteciperanno alla Street parade e travolgeranno questa piccola parte di città ipocrita». Tradotto: Cofferati e i Ds, accusati di «moralismo bigotto», per i quali «la pulizia, l’ordine, la difesa del silenzio sarebbero valori e beni intoccabili». Lo stesso giorno saranno a manifestare in strada anche Alleanza nazionale e Lega, che hanno già ricevuto adesioni da Forza Italia e Udc, dando vita a una catena umana di protesta contro il Rave.
Questa contromanifestazione ha già ottenuto il via libera della Prefettura, scatenando l’ira di Farina: «La pressione congiunta An-Cofferati non ci farà fare la manifestazione in piazza Maggiore – ha dichiarato – e questo è indicativo del livello di libertà che c’è in questa città». Ma per la Prefettura non c’è alcuna cospirazione: «Piazza Maggiore è già occupata dal cinema e dalle impalcature dello schermo – ha spiegato il viceprefetto Matteo Piantedosi -.
Fare una manifestazione anche strettamente politica in queste condizioni potrebbe creare confusione». Poi apre uno spiraglio nelle trattative: «Se gli organizzatori ci presentano un progetto di comizio solo politico, con orari precisi, senza musica, allora andrebbe bene un’altra piazza, anche in centro». Perché invece allo stato dell’arte il Rave è relegato in periferia, vicino alla Fiera, dove dovrebbe cominciare, sfilare in corteo con i suoi Tir-discoteca per alcune centinaia di metri e finire con la solita festa al Parco Nord.
La Casa delle libertà, invece, è compatta nel chiedere il divieto totale del Rave: «Questa volta ci sono le condizioni politiche per impedire la parata – fa notare il deputato bolognese di An Enzo Raisi -. Con Guazzaloca non è mai stato possibile impedirla perché tutta l’opposizione era favorevole, ma oggi Cofferati è contrario e i Ds anche: è un bel cambiamento».
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Dopo la parata arriva la festa Gay
No del Quartiere: “Ci sono lavori”
La sfilata del ‘Gay pride’ tre giorni prima del Rave. Grillini: “Con noi mai nessun problema, Bologna diventi sede nazionale della parata”. La conclusione prevista in piazza San Francesco. Il presidente del Quartiere Saragozza Fattori dice no: “Impossibile, ci sono lavori e non mi risulta nessuna richiesta”. Panzacchi (Verdi): “Facciamolo in Piazza Maggiore”
Bologna, 14 giugno 2006 – Gay pride il 28; maxi convegno anti proibizionista in Comune il 29; Street Rave Parade il primo luglio. Tre appuntamenti quasi a ruota, che scalderanno questo fine giugno, e che non mancheranno di rinfocolare le polemiche sulle manifestazioni ospitate sotto le Due Torri.
Non si è ancora spenta l’eco del caotico finale della Par Tòt Parata — che sabato notte, fino all’alba, ha tenuto svegli i residenti del Pratello e di piazza San Francesco — che già si prepara un altro evento destinato a rinfocolare le discussioni.Mercoledì 28 giugno, 72 ore prima della Street Rave Parade, un Gay pride è annunciato proprio in piazza San Francesco. «Sarà una manifestazione stanziale», si affrettano ad assicurare le associazioni Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender della regione.
«Sarà l’apice di un intero mese di appuntamenti in tutta l’Emilia-Romagna», spiega Flavio Romani, del coordinamento regionale Arcigay. Poi precisa che a Bologna «non ci sarà un corteo e spero che non ci sarà bisogno di bloccare il traffico. Vogliamo una festa cittadina di informazione e spettacolo».A quanto pare, sono attese diverse migliaia di persone: «Ambiamo a riempire la piazza», ammette infatti Romani. La manifestazione partirà in bicicletta dal Cassero, alle 19, per poi raggiungere la zona del Pratello alle 21. Quindi, via alla festa per la giornata mondiale dell’orgoglio gay-lesbico.
Il sindaco, Sergio Cofferati, commenta con una battuta, che si rifà ai fatti di sabato scorso: «Sarà la piazza che li attira…». Nonostante le rassicurazioni degli organizzatori sulla stanzialità del Gay pride, Cofferati non si sbilancia sui possibili disagi ai residenti del Pratello. Si limita a dire che «i partecipanti non dovranno essere pochi».Ha tutto il sapore della sfida l’iniziativa organizzata il 29 giugno nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio (che è come dire in casa di Cofferati) dal Movimento di massa antiproibizionista.
All’antivigilia del Rave si terrà infatti un convegno dal titolo «Per i diritti di cittadinanza, oltre il proibizionismo». L’invito del Mdma è già un’accusa all’amministrazione comunale: «A Bologna, la triste assenza di politiche giovanili e i tagli drastici ai servizi sociali di riduzione del danno nei luoghi più a rischio di abuso sono drammaticamente accompagnati da un aumento della repressione e del controllo sociale, con perquisizioni sommarie, arresti e sgomberi che colpiscono non solo l’area antagonista dei centri sociali, ma anche bar, pub, osterie, piazze, cioè i luoghi storici di aggregazione e inclusione della città».Non sola, ma anche di questo discuteranno i partecipanti, che si annunciano numerosi.
Hanno infatti aderito i responsabili nazionali del settore droghe di Ds, Cgil e Prc (Beppe Vaccari, Giuseppe Bortone e Francesco Piobbicchi) e l’ex leader del Leoncavallo — ora deputato di Rifondazione — Daniele Farina. E ancora, Loredana Mezzabotta, della segreteria regionale dei Ds Lazio, Mario De Luca, responsabile Cnca del Lazio, ma anche il coordinamento regionale delle Unità di strada dell’Emilia-Romagna, oltre a Roberto Panzacchi e Gianluca Borghi (Verdi) e Valerio Monteventi (Prc). Previsti anche contributi video dei sindaci di Vancouver e Maastricht e altri interventi di esperti. «I convegni sono cosa utile — si limita a commentare Cofferati —. Quello che non condivido è altro».
di Luca Orsi
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Parte da Torino l’estate bollente dei “sovversivi”
GABRIELE DI TORRENERA Una è andata, ma altre sono in arrivo. Ieri a Torino si è svolto, senza particolari problemi, il corteo “contro la repressione” organizzato dai centri sociali piemontesi e supportato da tante delle realtà antagoniste sparse in giro per l’Italia. Si temeva il peggio, perché la tensione era alta, ed è andata bene così, tutti al proprio posto. Ma le prossime settimane presentano una serie di appuntamenti davvero di fuoco per i no global di casa nostra. Una serie di ricorrenze che si spera non verranno festeggiate nel modo solito, ovvero a sprangate contro le vetrine e con danneggiamenti vari. La prima data è quella del 17 giugno, in quel di Milano. Forse, questa è di tutte la più emblematica, perché rivela come la sinistra (estrema e non solo) sia completamente incapace di fare autocritica. Su un sito internet abbiamo recuperato il manifesto che invita a partecipare al corteo nel capoluogo lombardo. Già il titolo è eloquente: “Dove vado evado”. Manco a dirlo, parla dei ragazzi incarcerati dopo le devastazioni di corso Buenos Aires dell’11 marzo scorso, per cui si trovano in galera 25 persone.
“Esprimiamo una forte preoccupazione riguardo la loro vicenda processuale e umana – recita il testo – non può infatti essere condivisibile, da chiunque, un’applicazione di misure restrittive della libertà personale dal sapore così punitivo, che fortemente risente del clima esasperato creato da una campagna elettorale dai toni asprissimi”. Che significa? Dove sta la condanna delle violenze, il mea culpa per aver fiancheggiato realtà devastatrici dell’arredo urbano, sprezzanti di ogni diritto liberal democratico, incuranti e irrispettose della dignità degli altri? Non ce n’è nemmeno l’ombra. Sembra che siano i magistrati cattivi a tenere in gabbia i no global che, poverini, non hanno fatto nulla. Anzi, hanno lottato “per la propria sopravvivenza”, come recitava un altro appello di questi giorni. Chi se ne importa se in quel di Milano a un onesto cittadino hanno bruciato l’edicola. L’importante è difendere i “coraggiosi militanti rivoluzionari” che spaccano le vetrine. Così, dopo la sottoscrizione da parte del Prc torinese di un manifesto che giustificava ampiamente i fatti milanesi, ecco un plotone di intellettuali, radical chic e rivoluzionari da salotto schierarsi a difesa degli arrestati. Tra i firmatari del testo di cui sopra ci sono don Andrea Gallo, l’editore Alessandro Dalai, lo scrittore Tommaso Pincio, il suo collega Sandro Dazieri. Poi i soliti Paolo Cento, Francesco Caruso. Addirittura Lidia Menapace, la candidata alla presidenza della commissione Difesa, il calciatore Cristiano Lucarelli, il gruppo dei Subsonica e via di questo passo. Tutti in prima fila a difendere chi ha dato vita agli scontri. Vedremo se parteciperanno tutti alla manifestazione meneghina. Vedremo che cosa diranno quando si troveranno fra i loro protetti, che probabilmente non degnerebbero neppure di uno sguardo in occasioni mondane. Ma tant’è. Passata la data del 17, si attende anche – per il prossimo 23 giugno – lo sfratto esecutivo nei confronti del Leoncavallo, storico centro sociale di Milano, che qualche anno fa già una volta fu sgomberato. Il motivo? L’amministrazione di Centrodestra non c’entra proprio nulla: semplicemente, il legittimo proprietario rivuole indietro il suo edificio. Ci attendiamo l’ennesimo spiegamento di forze intellettuali, il sostegno di tutta la sinistra italiana. E pure qualcosina di più, visto che gli okkupanti possono contare sull’appoggio di un paio di santi in paradiso. Chi sono? All’anagrafe fanno Francesco Caruso e Daniele Farina. Entrambi in Parlamento via Rifondazione. Il primo ex capoccia antagonista del Sud, il secondo già portavoce dello stesso Leonka. Ciascuno porta l’acqua al proprio mulino, ci mancherebbe. Ma viene da indignarsi un po’ quando si nota che per la difesa dei diritti individuali – e soprattutto del diritto di proprietà – dei singoli cittadini, questi non dicono nulla. Mentre addirittura giustificano i violenti da squat (o da stadio). Un po’ come avverrà a Bologna – e qui veniamo al terzo appuntamento caldo – in occasione della Street rave parade del prossimo primo luglio. Poco importa se anche il sindaco Sergio Cofferati e parte della sua giunta non vogliono il corteo in centro storico (perché crea caos, rumore assordante, sporca, rovina e diffonde droghe): gli antagonisti, gli “antifascisti” e “libertari” hanno già fatto sapere che loro dei cittadini bolognesi se ne fregano. Il loro rave lo faranno lo stesso. Col supporto di Rifondazione e di tutti gli intellettuali bene.
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GAY PRIDE
Vecchi: ‘Nella trasgressione non c’è Dio’
La replica: ‘Discorsi discriminatori’
Il vescovo vicario ribadisce la condanna della Curia per la manifestazione omosessuale e la Rave parade. Immediata la replica degli organizzatori: “Discorsi omofobi e discriminatori”
Bologna, 22 giugno 2006- “Dove c’è la trasgressione non c’è Dio”. Il vescovo vicario di Bologna, monsignor Ernesto Vecchi, non retrocede di un millimetro e, pur non nominandole, ribadisce la condanna della Curia al Gay Pride e alla Street Rave Parade, le manifestazioni in calendario per la prossima settimana ma “per le quali la città non ha bisogno di concedere spazi”.
Dopo i rimproveri pronunciati nell’omelia della settimana scorsa, Vecchi, a margine della presentazione odierna del nuovo complesso del “Villaggio della speranza”, e’ perentorio: “Come ha affermato il Papa ci sono valori non negoziabili”. Agli eventi trasgressivi il vescovo vicario contrappone invece “l’opera d’educazione della chiesa , che, soprattutto nel periodo estivo, raccoglie i giovani per non lasciarli soli nelle strade”.
Intanto il coordinamento Pride non molla la presa, in vista del primo appuntamento in Emilia-Romagna con la festa dell’orgoglio gay: “Monsignor Vecchi- l’attacco in una nota del coordinamento- continua a relazionarsi con questa citta’ unicamente con la violenza e l’arroganza di discorsi omofobi, discriminatori e antidemocratici”.
Proprio domani, invece, “la societa’ civile e le istituzioni che la garantiscono e la rappresentano, si incontreranno presso la Cappella Farnese, su invito di Associazioni lesbiche e gay per parlare di leggi regionali contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identita’ di genere, contribuendo cosi’ alla costruzione democratica di questa regione e di questo paese”. Di fronte alle parole della Curia (“improduttive e dannose”) il movimento Lgtb “si trova ogni giorno a dover ‘ridurre il danno’ che la Chiesa cattolica produce”.
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